Quadro della Madonna della Luce inserito nella Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti

Una bella notizia per la comunità parrocchiale e per l’intero paese di Mattinata

A quarantuno anni dal doloroso trafugamento della sacra icona della protettrice intitolata a Santa Maria, Madre della Vera Luce, perpetrato nell’infausta notte tra il 28 e il 29 marzo 1971 e mai più ritrovata, grazie alla preziosa collaborazione di un nostro benemerito concittadino, l’alto Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, Generale in congedo Luigi Prencipe, l’immagine del quadro a colori e le caratteristiche del quadro scomparso a seguito del furto sacrilego sono state inserite all’interno della moderna banca dati dei Beni culturali illecitamente sottratti del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico/Culturale e in quella dell’Interpol.

La Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti, prevista da ultimo dall’art. 85 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, contiene informazioni descrittive e fotografiche relative ai beni culturali da ricercare e rappresenta dunque, un fondamentale ausilio a supporto delle attività condotte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.

Tramite l’interfaccia è possibile ricercare in Banca Dati una selezione delle opere di maggior rilievo trafugate o esportate illecitamente, anche ai sensi dell’art. 4 comma 4 della Convenzione UNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente asportati.

Riportiamo qui di seguito le informazioni da noi fornite.

Immagine della Madonna della Luce che si venera nella Chiesa Abbaziale, Parrocchia – Arcipretura omonima di Mattinata (Foggia – Gargano). Notizie relative.

Il dipinto di maggior valore, sul piano religioso e venale per la popolazione mattinatese, era rappresentato dalla tela raffigurante la Vergine della Luce che si venera nell’omonima chiesa abbaziale, parrocchia e arcipretura di Mattinata.

La tradizione popolare retrodata l’opera, riferendo trafugamenti e ritrovamenti fin dal tempo delle incursioni dei pirati Saraceni, resisi colpevoli anche di un fendente di scimitarra inferto sul volto della protettrice: nessun documento comprova quanto tramandato oralmente.
Come riferisce il Prencipe, storico locale e per circa un cinquantennio amministratore della parrocchia, il quadro di scuola napoletana del XVII sec. attribuibile a qualche allievo di Luca Giordano, appartenne probabilmente ai Baroni Gambadoro, nobile famiglia montanara dalla cui casa numerosi uomini assursero a importanti cariche ecclesiastiche e tante sue figlie furono monacate: alcune tra loro divennero badesse, nel convento delle Clarisse della Trinità, in Monte Sant’Angelo prospiciente proprio il palazzo dei Gambadoro.

In Mattinata questa famiglia vantava numerosi possedimenti dei quali ricordiamo, per non dilungarci, solo la Valle dell’Incoronata con relativa Cappella rurale e il Casino che ancora oggi porta il nome della famiglia baronale dei Gambadoro.

Il quadro della Vergine della Luce fu probabilmente, anche se nessun documento lo attesta, donato da qualche membro, forse un ecclesiastico, di questa famiglia alla Chiesa di Santa Maria di Mattinata che a partire dal XVII diventa Chiesa della Madonna della Luce. La Madre di Dio, dalle fattezze giunoniche di una popolana, tiene in braccio un rubicondo e riccioluto bambino, mentre due angioletti le sorreggono sul capo una bella corona con la scritta “Mater Verae Lucis”.

Questo quadro fu rubato nottetempo il 29 marzo 1971 e mai più ritrovato. Nello stesso anno ne fu commissionata una copia su legno alla famosa stamperia Alinari di Firenze, icona che ancora si venera.

Brano tratto da Antonio F. P. LATINO. “La pubblicistica mattinatese: scrittori e giornalisti, libri e giornali ”. Estratto da . Foggia 2010.

E’ auspicio di chi si è prodigato che la segnalazione presso il reparto specializzato dell’Arma dei Carabinieri (inesistente e inimmaginabile all’epoca dei fatti quando l’intervento investigativo dovette limitarsi a una semplice denuncia cartacea) approdi a qualche risultato concreto, dopo quattro decenni di buio totale, immettendo l’immagine negli archivi informatici che in quegli anni erano ancora lungi da venire.

Il quadro non dovrebbe avere quotazioni esorbitanti e chi a suo tempo lo rubò (su commissione?), forse pensava di realizzare un bel po’ di soldi: il suo valore più che venale e artistico (manca qualsiasi stima da parte di esperti del settore) è senz’altro religioso, devozionale e affettivo per l’intera popolazione mattinatese.

Non è peregrino il sospetto che si trovi in qualche collezione privata, acquistato per quattro soldi, o stipato presso qualche rigattiere tra cianfrusaglie da esporre nelle ormai tante Mostre mercato dell’antiquariato. Non si sa mai che un colpo di fortuna faccia sortire gli effetti da noi desiderati! Ma non facciamoci illusioni.

Antonio Latino
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