L’ing. Pignataro: l’imprenditore che si oppose al Petrolchimico

Dopo una lunga malattia si è spento all’età di 85 anni

Con la morte dell’ing. Biagio Pignataro, don Biagino, scompare uno degli ultimi personaggi che hanno segnato la vita sociale, politica, imprenditoriale e culturale mattinatese a partire dall’immediato secondo dopo guerra.

Nato a Candela il 27/09/1922 da una antica famiglia di notabili, i Pignataro, vantava legami con l’aristocrazia garganica essendo sua madre donna Amalia Amicarelli, figlia di quel Vincenzo Amicarelli (1843-1913) insigne giurista e filosofo detto il Leone delle Puglie.
Legami che incrementò, unitamente all’ingente patrimonio, con il matrimonio con la mattinatese donna Lucietta Prencipe (n. 1915 a sua volta figlia di donna Michelina Salcuni) da cui nel 1954 sarebbe nato Francesco, Ciccillo per gli amici.

Laureato presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli, esercitò a lungo la professione contribuendo negli anni 50-60 al rinnovamento edilizio urbano di Mattinata.
Ma non trascurò la passione politica che, da liberale di vecchio stampo lo vide Consigliere Comunale di Mattinata prima e in varie occasioni candidato, nei vari Consigli Provinciale e Regionale, ma anche in competizioni politiche nazionali (Camera e Senato) nelle file del Partito Liberale Italiano di Giovanni Malagodi: anche se non risultò mai eletto, conseguì sempre ottimi risultati sul piano locale.

Proprio questa passione, contemperata alla indubbia competenza tecnica e imprenditoriale essendo a capo della grande azienda agricola familiare in cui spicca l’antico frantoio oleario di Asprito, lo fece mettere in luce per l’accanita avversione ai progetti di sviluppo industriale del territorio del versante sud del promontorio garganico che, come da lui profetizzato a più riprese, tanti guasti avrebbe prodotto all’economia e all’ambiente.
A questi problemi, ma anche alla sua cultura liberale dedicò svariati saggi pubblicati a sue spese che lo resero inviso a quanti in lui vedevano un avversario dello sviluppo occupazionale, una inascoltata Cassandra rivalutata, tardivamente, solo venti anni dopo quando lo scempio era stato consumato.

Dei suoi scritti ricordiamo nel 1968 il saggio “Il pasticcio del Petrolchimico“. In precedenza aveva già scritto ìPrincipi sulla programmazione economica dello Stato libero fra liberi cittadiniî e anche “Petrolchimico a Manfredonia: tormento dell’ora“. Successivamente scriverà “Prospettive dell’assetto urbanistico a Manfredonia” e “L’antiliberalismo in Italia” (1979).

Nell’autunno 1988, in un clima di forti tensioni che portarono alla chiusura dello stabilimento ex ANIC, poi Enichem alle porte di Manfredonia, ma in territorio di Monte Sant’Angelo, pubblicherà “Il caso Enichem a Manfredonia: un appello al Governo e ai cittadini“.
In quelle ore cruciali per i destini del territorio ritenemmo opportuno scrivere per i periodici del tempo Qui Domani e Nuovo Risveglio l’articolo “Biagio Pignataro: il pasticcio del Petrolchimico. Mattinata 1968” che, in allegato, riproponiamo all’attenzione di quanti fossero interessati ad un approfondimento dell’argomento.

Negli anni settanta presiedette il Centro di riabilitazione per spastici Giovanni XXIII di Manfredonia, opera in cui profuse la sua competenza di politico ed amministratore a favore dei soggetti meno fortunati.
Ultimo suo intervento in campo progettuale la bella villa in stile mediterraneo ubicata a ridosso della Villa Comunale sul corso Matino, alle spalle della Croce monumentale, ricordo della Missione parrocchiale dei Padri Passionisti del 1951.

Morta la moglie nel 2000, trascorreva la sua stanca vecchiaia tra il bel palazzo in via Regina Elena ed i suoi tanti possedimenti tra cui spiccano la già citata tenuta di Asprito, l’antico frantoio del Papone (già della famiglia Basso di Monte Sant’Angelo), convertito in ristorante, la masseria Fandetti e un’ampia estensione ai piedi di Monte Sacro.

Nel 2006, quando ormai era già prossimo alla morte, una serie di avvenimenti luttuosi sconvolsero l’ultima parte della sua esistenza terrena: un tragico destino lo privava prima del nipote Biagio, morto ventunenne in un drammatico incidente motociclistico, quindi, solo a distanza di qualche mese dell’unico figlio Francesco, erede dell’ingente patrimonio e padre del ragazzo scomparso, morto dopo una lunga malattia.

Tre generazioni di Pignataro ora riunite all’interno della bella cappella in stile gotico da lui progettata e realizzata all’interno del Cimitero mattinatese.

Antonio Latino
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