Andar per mare e per grotte dai nomi evocativi

Tra Mattinata e Vieste ecco rotonda, smeralda, campana grande, tavolozza. E c’è anche la grotta distrutta durante la guerra

Per definire i tantissimi e diversificati aspetti morfologici e antropici del Gargano, il lussureggiante promontorio Dauno tuffato nel mezzo dell’Adriatico, sono stati usati gli aggettivi più disparati e ricercati. Molto ricorrente è “segreto” per indicare gli aspetti poco noti o che non si riesce a definire compiutamente. Tra questi sono da annoverare le grotte marine: appartengono al Gargano più segreto, intimo, con la loro forte carica di mistero e suggestione.

Lungo gli oltre 40 chilometri di fronte dello sperone della Capitanata, se ne aprono a decine, tutte con una particolarità propria esclusiva indicata dai nomi loro attribuiti dalla fantasia dei pescatori. Grandi o piccole, accessibili o meno, per tanti versi raccontano la storia di questo massiccio maestoso che interrompe la monotonia del profilo della costa adriatica da nord a sud.

Occhieggiando civettuole per metà sommerse nello specchio di mare dalle trasparenze incantevoli, per l’altra metà sovrastate come a proteggerle, dalla roccia garganica schizzata in mille forme diverse. Una magia della natura, un tavolozza di colori stupefacenti, un fascino senza eguali.

Tra Mattinata e Vieste se ne contano almeno una ventina. Dai due centri vip del Gargano agenzie specializzate organizzano tour: per visitarle su appositi barconi in grado di addentrarsi in quelle grotte che lo consentono. Vanno su e giù carichi di turisti che non credono ai propri occhi. Lo spettacolo è unico e per di più con tante variazioni sul tema.
Ritrovarsi in quegli androni, a tu per tu con una natura che arriva dalla notte dei tempi modellata dal mare, provoca brividi irripetibili. Una esperienza indimenticabile accentuata dalle storie che i pescatori del luogo hanno fantasticato su di esse e che le guide turistiche descrivono con dovizia di particolari incantando i turisti. Ogni grotta ne ha una tutta propria sintetizzata nel nome esplicativo che ne ricorda le caratteristiche: delle finestre, rotonda, smeralda, del serpente, dei colombi, del puntone, delle fate, campana grande, dei pipistrelli, tavolozza, dei sogni, delle stanze, delle sirene, del marmi, dei pomodori, dei due occhi, sfondata, calda o delle viole, campana piccola, dei contrabbandieri.

Qualcuna è scomparsa, crollata o addirittura distrutta. Come la Grotta Donga abbattuta nel 1943 dalle cannonate delle navi alleate ancorate nella baia di Mattinata. Il mare ha provveduto a riparare il danno subito spargendo quei detriti per un largo tratto costruendo una spiaggia oggi praticabile. O come la Grotta dei morti crollata negli Anni trenta, così detta perché i pescatori accendono una lampada a ricordo dei colleghi scomparsi in mare.

Una escursione avvincente, intrigante arricchita da tutta una serie di particolarità che le alte candide falesie sormontate da pinete secolari, hanno ricamato nell’interminabile dialogo con le onde. Ecco allora le baie: delle Zagare, di Vignanotica (fino a qualche decennio fa detta anche “Vignanatica” perché frequentata da nudisti), di Pugnochiuso, di Portogreco con il suo arco caratteristico, l’Arco ricamato, Baia Campi, Arco San Felice.

Fonte: Michele Apollonio
Gazzetta del Mezzogiorno
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