Un abbazia non dimenticata

Monte Sacro, la rivincita in uno studio di Fulloni

Nella polemica culturale che coinvolge le abbazie garganiche, l’abbazia di Monte Sacro ìrispondeî con un libro. E’ fresco di stampa ìL’abbazia dimenticata ñ La Santissima Trinità sul Gargano tra Normanni e Sveviî di Sabina Fulloni, pubblicato dall’editore Liguori e distribuito nelle librerie di tutt’Italia.

Quindi, altro che fondi sottratti dalla Trinità di Monte Sacro alla vicina Abbazia di San Leonardo presso Manfredonia e involati verso un fine meno degno, come fanno presagire le parole dell’assessore regionale al Turismo Massimo Ostilio. Probabilmente per l’assessore Ostilio la Trinità sul Monte Sacro è, come per molti, appunto una ìabbazia dimenticataî, che ne fa soltanto uno degli innumerevoli siti di cui è piena la Puglia e tutti bisognosi di un qualche restauro.
Insomma nulla a che vedere con l’importanza di siti come San Leonardo o Kalena.

A mettere le cose al proprio posto ci pensa ora il volume di circa quattrocento pagine della Fulloni, che rende possibile anche al pubblico italiano la conoscenza di questo ìluogo ritrovatoî. Fino ad oggi pubblicazioni scientifiche adeguate si erano avute per lo più in lingua straniera, dall’inglese al francese e soprattutto al tedesco. Ora finalmente, rivolto a un pubblico più ampio di quello che può leggere le lingue straniere arriva questo studio che propone la rilettura generale dell’abbazia ìdimenticataî e che si avvale dell’autorevole presentazione di Pina Belli D’Elia, cattedratico di storia dell’arte medievale nell’Università di Bari.

Rispetto agli altri siti medievali, i 7200 metri quadri che compongono l’estensione abbaziale rappresentano un impianto benedettino privo di aggiunte posteriori. Nota dagli autori della fine del ë600, nel XX secolo svariati studiosi si sono occupati dell’abbazia, ma si è trattato di episodi non particolarmente approfonditi.
La svolta avvenne con il progetto intrapreso nel 1987 dal Museo nazionale germanico di Norimberga, perchè fu eseguito il rilievo topografico dell’intera abbazia, fornendo quindi lo strumento consono per studi più approfonditi. In quest’abito si svolsero anche, dall’1989 al 1992, una serie di campagne di scavo.

Una ulteriore ed importantissima chiave di lettura fu data dalla riscoperta di alcune fotografie eseguite nel 1907 da Arthur Haseloff e Martin Wackernagel, durante una missione ricognitiva in Capitanata, che documentano un migliore stato di conservazione delle rovine convalidando una serie di ipotesi proposte dall’autrice del volume in libreria. Nel 1907 il nartece era intatto nelle sue tre campate, la torre campanaria possedeva ancora almeno 4 piani e anche la muratura della chiesa era maggiormente conservata. L’esegesi delle 173 fonti documentarie, ritrovate in tutt’Italia dalla Fulloni e alcune pubblicate per la prima volta, ha permesso la ricostruzione dell’arco di vita del monastero che si sviluppa per più di cinque secoli.

Si tratta di un lavoro, prima d’ora mai affrontato, che chiarisce le attività svolte all’interno della struttura, lo sviluppo e la crescita del monastero e dei suoi possedimenti, nonchè l’impostazione della cronotassi degli abati che si sono susseguiti per un periodo di 423 anni. L’abbazia della SS. Trinità, ad un’altitudine di 847 metri è un impianto dalla forma leggermente trapezoidale di circa 80m x 90m. L’asimmetria del complesso è da ricondurre, ricorda la Fulloni, alla conformazione del terreno roccioso, fatto che implicò la progettazione dell’impianto a terrazze, con alcuni edifici che fungevano da sostruzione ad altri.

Il toponimo di Monte Sacro compare per la prima volta nelle fonti, nel 1058. Quando sia avvenuto sul Monte Sacro il trapasso da un culto pagano, forse dedicato a Giove Dodoneo, alla SS. Trinità non è noto. Alcuni studiosi, prevalentemente della fine del ë600, legarono il culto della SS. Trinità alla terza apparizione dell’Angelo sul Monte Sant’Angelo. Dopo la consacrazione della grotta, San Lorenzo Maiorano si sarebbe recato sul Monte Sacro, dove avrebbe distrutto fisicamente l’idolo pagano, riconsacrando il luogo alla SS. Trinità.
Dal 1058 inizia l’ascesa della SS. Trinità, che nel 1138 viene elevata a monasterium.

Allo stato attuale degli studi appare certo che con il suo primo abate Urso la cella fu ampliata a monastero. Furono quindi costruiti tutti gli edifici necessari al funzionamento di un monastero benedettino di notevoli dimensioni. La SS. Trinità era proprietaria ben prima del 1158 di svariati beni (27 chiese, zone di mare pescoso, mulini, pescatori, lavoranti, diritti di giurisdizione, etc.). Inoltre la restituzione cartografica dei possedimenti del Monte Sacro ha evidenziato che questi beni, a parte pochi casi, si sviluppano lungo la costa fino a Bari e sono tutti ubicati in luoghi di forte influenza normanna.

è dunque chiaro, che contemporaneamente all’elevazione della cella a monastero, la SS. Trinità fu dotata nell’immediato di un patrimonium che le permettesse una veloce ascesa economica ed un’adeguata influenza politica sul territorio. La SS. Trinità era situata nel cuore del Regno Svevo, infatti, quella che oggi appare una posizione geografica isolata e decentrata, non lo era affatto in epoca medievale.
Sabina Fulloni ha anche affrontato lo studio delle strutture architettoniche della chiesa, nartece e torre, gli scavi archeologici nella basilica e l’orientamento, la restituzione critica dei cicli di vita dell’edificio e della cella montis sacri, la scultura architettonica e i lacerti di affreschi nel nartece.

In conclusione, con questo studio ad ampio raggio il Monte Sacro viene posto all’attenzione degli storici e del grande pubblico. Questa Abbazia acquista una posizione di vertice: il più grande polo culturale del Gargano.

´In questo sensoª può concludere la Belli d’Elia ´proporre il caso archeologico del Monte Sacro vuol dire a tutti gli effetti ricollocare al posto che merita una tessera all’interno del complesso mosaico normanno-svevo e più specificatamente federicianoª.

Francesco Bisceglia
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