Nosheen ce l’ha fatta: ”Ma in questo giorno mi manca la mia mamma”

Sei anni fa, il padre e il fratello volevano lapidarla. L’ ha salvò la madre, sacrificando per lei la vita

Il prefetto di Modena Michele di Bari con Nosheen

Per fortuna Nosheen ce l’ ha fatta. Sei anni fa la tragica vicenda di cui fu protagonista questa giovane ragazza pachistana, insieme alla sua famiglia, riempì di orrore le cronache dei giornali. Una giovane donna non ancora ventenne, Nosheen Amhad, ottimista e piena di voglia di vivere, che cercava di integrarsi nella sua nuova realtà, la provincia di Modena, coltivando nuove amicizie e rifiutando le nozze combinate con un uomo che non amava.

Proprio questa familiarità con i costumi occidentali portò alla sua condanna a morte. Decisa in famiglia, appunto, da parte del padre e del fratello, che l’ aspettarono al varco nel giardino di casa, armati di pietre e di bastoni, per lapidarla. Fu la madre di Nosheen a salvarla, mettendosi in mezzo e sacrificando per lei la sua stessa vita, colpita a morte dai maschi di casa.

Per molto tempo, dopo la terribile tragedia, Nosheen è scomparsa  dalle cronache. Per tutelarla, la casa famiglia che l’ ha accolta ha costruito un muro attorno a lei, proteggendola col più totale riserbo. Nel frattempo suo padre è stato condannato all’ ergastolo e il fratello a vent’ anni di prigione. Intanto Nosheen ha cercato di curare le sue ferite, è diventata una donna e ha trovato una sistemazione a Carpi, dove lavora presso una famiglia come badante. «Mi trovo molto bene, con me sono gentili, ho ritrovato la serenità», ha detto. Una buona notizia, un’ ottima notizia. Alla quale, proprio in questi giorni, si è aggiunto un riconoscimento. Il prefetto di Modena Michele di Bari, infatti, le ha notificato  il decreto di concessione della cittadinanza italiana per meriti speciali conferito dal presidente della Repubblica. Un iter «lungo e complesso», ha spiegato Di Bari, iniziato con la proposta del ministero dell’ Interno e concluso con la certificazione del Capo dello Stato.

«Questo gesto è un simbolo di sensibilità, libertà e tolleranza per cui ringrazio profondamente il ministro dell’ Interno e il presidente della Repubblica», ha aggiunto il prefetto durante la cerimonia.

Nosheen, che oggi ha 25 anni e ormai è italiana a tutti gli effetti, è apparsa molto emozionata. «In questo giorno mi manca tanto la mia mamma», ha detto con semplicità.

Sua madre si chiamava Begum. Forse non capiva fino in fondo le scelte della figlia, ma ha deciso comunque di sostenerla e di difenderla, ribellandosi a un costume odioso e tribale. Altre donne, nella sua stessa condizione ‒ basti ricordare la morte orrenda di un’ altra giovane pachistana, Hina Saleem, uccisa a coltellate dal padre e dai parenti ‒ non l’ hanno fatto. C’ è da augurarsi che il sacrificio di Begum non venga dimenticato e che la sua storia possa essere di esempio.

Simonetta Pagnotti
Famigliacristiana.it
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