Il faro di Mattinata messo in vendita

Costerà 418mila euro, ma il Comune non ha denaro in cassa

Dopo più di quarant’anni di totale abbandono, si apre un nuovo orizzonte per il faro di Mattinata. E il tutto grazie al federalismo demaniale. E’ stato inserito nella lista dei beni per i quali gli enti locali possono fare richiesta. I beni potranno anche essere venduti, a patto che l’introito sia destinato all’abbattimento del debito pubblico. Tanto è vero che accanto a ogni “bene”, è stato indicato un “valore di inventario”, che ammonta complessivamente a poco più di tre miliardi.

Il valore del faro di Mattinata è stato stimato in 418 mila euro circa. Tanto per le casse comunali, che secondo il sindaco del comune mattinatese Roberto Prencipe, sono esangui. Posizionato in zona Agnuli, il faro sorge su un terreno ad alta densità archeologica, come dimostrano i resti di una antica villa romana che delimitano l’ingresso che porta al porticciolo. Ma tutta la zona circostante, compresa quella che ancora oggi “ospita” il campo sportivo ”, custodisce la memoria di un tempo che fu e che vide bazzicare da questa parti i Matini, tribù della civiltà euroasiatica dei Dauni, sbarcati nel promontorio garganico dalla vicina Illiria intorno all’ VIII-VII secolo a. C., anche se l’intera area fu popolata fin dal VI-V secolo a. C., come attestano gli insediamenti neolitici e paleolitici rinvenuti.

Per il faro di Mattinata la storia prende corpo nel dopoguerra, quando viene innalzata fisicamente la struttura. Rimase in attività per tutti gli anni cinquanta e sessanta, quando poi un deprecabile oblìo lo consegnò alla decadenza, fino a diventare terra di nessuno. L’ultimo custode fu il compianto Biagio Fischetti, che riceveva le visite del figlio Nicola, il quale percorreva la strada, allora interamente sterrata, in vespa. Il faro era una “luce”nel mare Adriatico che serviva a “confor tare” i naviganti colti alla sprovvista, davanti alle coste garganiche, da improvvise tempeste di mare. E difatti proseguì l’attività di vedetta che una volta svolgeva il faro di Monte Sara ceno, il quale per anni ebbe anche funzioni militari, come ai tempi della prima guerra mondiale quando c’era da respingere gli eventuali attacchi degli austriaci, come dimostrano i cannoni rinvenuti.

Il faro di Monte Saraceno fu raso al suolo durante il tremendo terremoto dell’agosto 1893, che fece alcune vittime nel centro abitato, perché ci fu chi disobbedì al diktat prefettizio che vietava di dormire in casa. Oggi il faro si trova su un terreno pianeggiante, che l’allora sindaco del comune di Mattinata Peppino Scirpoli, acquistò negli anni ‘50 in tutta fretta da Michele Principe, per dare sfogo alle pressioni dei politici che avevano designato Mattinata quale stazione turistica idonea per la costruzione del “Villaggio Enal” ente nazionale assistenza lavoratori, ma non se ne fece nulla.

Fonte: Gazzetta del Mezzogiorno del 29/06/2010
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