Ettore Fieramosca e la sua leggenda

Si lanciò dalla rupe di Monte Saraceno o morì in Spagna durante un combattimento?

Quella giogaia di monti che cinge l’abitato di Mattinata e la distesa di verde della piana che fila verso il mare ed arresta la sua folle corsa di verde dinanzi ad uno specchio d’acqua blu cobalto, nasconde una serie di storie e leggende che hanno alimentato il mito della famosa “Farfalla Bianca del Gargano”.

Partendo da Monte Saraceno, un costone alto più di 200 metri che delimita a sud la baia, per finire a Monte Sacro, 800 metri di cocuzzoli alle spalle delle case, verso ovest, sede di una famosa abbazia benedettina dell’anno mille. Occhi puntati su Monte Saraceno: oltre che sede di una famosa necropoli che conta circa 400 tombe scavate nella roccia risalente all’età del bronzo e del ferro, è depositaria anche di una famosa leggenda.

Secoli fa uno scrittore di punta come Massimo D’Azeglio legò, in un romanzo, la figura del leggendario eroe della disfida di Barletta, Ettore Fieramosca proprio a Monte vulgata, Ettore, subito dopo la disfida di Barletta, folle per la morte della sua amata Ginevra, in un’orribile notte tempestosa – si legge – “sarebbe precipitato dall’alto di un burrone (identificato poi nel Monte Saraceno), inabissandosi in mare.”

Favola o realtà? La storia dice che l’eroe della disfida morì a Valladolid in Spagna durante un combattimento dodici anni dopo quel famoso 13 febbraio del 1503, giorno della disfida di Barletta.

Però a Mattinata, Don Salvatore Prencipe, indimenticato parroco del paese, nel suo libro edito nel 1967, riporta che “nel 1616, essendo rimasto secco un tratto di una scogliera sotto il Gargano, un pescatore vide incastrato fra due grandi pietre un ammasso di ferraglie quasi interamente di color rosa dal salso marino e dalla ruggine, e vi trovò fra mezzo ossa umane, e il carcame d’un cavallo”.

Si pensò a legare quella scoperta alla leggenda del Fieramosca. Fantasie o altro? I verità lo stesso arciprete nel medesimo tomo, qualche riga più in là, fa chiarezza ed ammette che trattasi di “pura invenzione uscita dalla fantasia del D’Azeglio anche perché dai documenti di famiglia risulta che l’eroe di Barletta era un cavaliere di Calatrava e quindi, a guisa dei cavalli di Malta consacrato a celibato perpetuo; perciò falsi i suoi amori con Ginevra, che era anche coniugata”.

Inoltre, storicamente è stato accertato che dopo la disfida, il Fieramosca fu ricolmo di onori e celebrato in tutta Italia. Addirittura Ferdinando il Cattolico re di Spana, nel 1504, quindi l’anno dopo il famoso combattimento di Barletta, lo nominò conte di Miglionico e signore di Acquara.

Ma a Mattinata non è stato ancora ideato nessun premio per “sfruttare” questa suggestiva e straordinaria leggenda


Francesco Trotta
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