Al via la terza edizione di “Una voce per il Creato” a Zapponeta

Grande successo di pubblico in Piazza Aldo Moro per i ragazzi di “Casa dell’Arte” di Mattinata

Terza edizione di “Una voce per il Creato” a Zapponeta

Luci, canti, balli hanno fatto da cornice ad “Una voce per il Creato”, concerto alla sua terza edizione andato in onda in data 1 settembre nella piazza Aldo Moro di Zapponeta, ad opera della comunità “Laudato Sì” di San Giovanni Rotondo e dalla “Casa dell’Arte” di Mattinata che io, come altri giovani, frequento.

Arriviamo alle 18:00 per ultimare i preparativi. Nella piazza del piccolo comune si respira già un’aria magica, tanti ragazzi pronti a salire sul palco e ad esibirsi per “proteggere” il nostro Creato. Alle 19.00 comincia la messa nella vicina Chiesa San Michele che finisce alle 20:00. Uscite dalla Chiesa le persone hanno preso posto. Noi, dopo una settimana intera di prove, eravamo pronti a dare il massimo. Alle 20.30 si comincia. Undici esibizioni in tutto, le nostre erano le ultime tre. I primi nove erano tutti cantanti, alcuni dei quali anche esordienti. Sono stati fantastici, portando canzoni come “Il ragazzo della via Gluck”, “A Million Dreams”, “Non è l’inferno” e anche un inedito di nome “Punto Zero”. Poi finalmente è il nostro turno. Veniamo presentati, e devo ammettere che lì è cominciata a salire un po’ di agitazione. Ad aprire le danze Monia Sclano e Costantino Pagaelli, venuti appositamente da Rimini per sostenerci, che cantano “Amore avrò” . Da pelle d’oca… e non sto scherzando.

Luci, canti, balli hanno fatto da cornice ad “Una voce per il Creato”, concerto alla sua terza edizione andato in onda in data 1 settembre nella piazza Aldo Moro di Zapponeta, ad opera della comunità “Laudato Sì” di San Giovanni Rotondo e dalla “Casa dell’Arte” di Mattinata che io, come altri giovani, frequento.Arriviamo alle 18:00 per ultimare i preparativi. Nella piazza del piccolo comune si respira già un’aria magica, tanti ragazzi pronti a salire sul palco e ad esibirsi per “proteggere” il nostro Creato. Alle 19.00 comincia la messa nella vicina Chiesa San Michele che finisce alle 20:00. Uscite dalla Chiesa le persone hanno preso posto. Noi, dopo una settimana intera di prove, eravamo pronti a dare il massimo. Alle 20.30 si comincia. Undici esibizioni in tutto, le nostre erano le ultime tre. I primi nove erano tutti cantanti, alcuni dei quali anche esordienti. Sono stati fantastici, portando canzoni come “Il ragazzo della via Gluck”, “A Million Dreams”, “Non è l’inferno” e anche un inedito di nome “Punto Zero”. Poi finalmente è il nostro turno. Veniamo presentati, e devo ammettere che lì è cominciata a salire un po' di agitazione. Ad aprire le danze Monia Sclano e Costantino Pagaelli, venuti appositamente da Rimini per sostenerci, che cantano “Amore avrò” . Da pelle d’oca… e non sto scherzando.

Finita la canzone, tocca a noi. Balliamo una coreografia sul brano di Emanuele Tedeschi dal titolo “Oceans”. La musica parte e il cuore mi batte a mille, cominciamo a ballare e a prendere il ritmo, sbaglio un passo, dannazione, ma non mi fermo. Bisogna continuare. Arriviamo agli ultimi passi e c’è una capriola che abbiamo praticamente imparato per bene il giorno prima. Ci riesce… ce l’abbiamo fatta. Concludiamo la coreografia, ci prendiamo un po' di meritati applausi e corriamo istantaneamente giù dal palco per cambiarci in vista del pezzo successivo. Per concludere in bellezza con la canzone “Vento di Pace” del musical “Un fremito d’ali” di Carlo Tedeschi. Canta Monia Sclano, accompagnata da noi ragazzi. Parte la canzone e arrivati al ritornello tocca a noi: con il cuore colmo di talmente tante emozioni che non so neanche io bene quali fossero, cominciamo a cantare. La canzone finisce, il pubblico ci applaude, ci guardiamo fra di noi e capiamo che ce l’abbiamo fatta. Salgono anche gli altri ragazzi, foto finale, e tutti a casa. Ora, signori miei, noi non siamo superuomini, siamo solo dei ragazzi, che quella sera insieme a tanti altri giovani, hanno deciso di fare un passo in avanti per “proteggere” qualcosa a cui tengono, e vi assicuro che le emozioni che ho provato su quel palco, non le ho mai provate altre volte in vita mia. E per nulla al mondo rinuncerò a quelle emozioni. Mai.
Luci, canti, balli hanno fatto da cornice ad “Una voce per il Creato”, concerto alla sua terza edizione andato in onda in data 1 settembre nella piazza Aldo Moro di Zapponeta, ad opera della comunità “Laudato Sì” di San Giovanni Rotondo e dalla “Casa dell’Arte” di Mattinata che io, come altri giovani, frequento.
Arriviamo alle 18:00 per ultimare i preparativi. Nella piazza del piccolo comune si respira già un’aria magica, tanti ragazzi pronti a salire sul palco e ad esibirsi per “proteggere” il nostro Creato. Alle 19.00 comincia la messa nella vicina Chiesa San Michele che finisce alle 20:00. Uscite dalla Chiesa le persone hanno preso posto. Noi, dopo una settimana intera di prove, eravamo pronti a dare il massimo. Alle 20.30 si comincia. Undici esibizioni in tutto, le nostre erano le ultime tre. I primi nove erano tutti cantanti, alcuni dei quali anche esordienti. Sono stati fantastici, portando canzoni come “Il ragazzo della via Gluck”, “A Million Dreams”, “Non è l’inferno” e anche un inedito di nome “Punto Zero”. Poi finalmente è il nostro turno. Veniamo presentati, e devo ammettere che lì è cominciata a salire un po’ di agitazione. Ad aprire le danze Monia Sclano e Costantino Pagaelli, venuti appositamente da Rimini per sostenerci, che cantano “Amore avrò” . Da pelle d’oca… e non sto scherzando.
Finita la canzone, tocca a noi. Balliamo una coreografia sul brano di Emanuele Tedeschi dal titolo “Oceans”. La musica parte e il cuore mi batte a mille, cominciamo a ballare e a prendere il ritmo, sbaglio un passo, dannazione, ma non mi fermo. Bisogna continuare. Arriviamo agli ultimi passi e c’è una capriola che abbiamo praticamente imparato per bene il giorno prima. Ci riesce… ce l’abbiamo fatta. Concludiamo la coreografia, ci prendiamo un po’ di meritati applausi e corriamo istantaneamente giù dal palco per cambiarci in vista del pezzo successivo. Per concludere in bellezza con la canzone “Vento di Pace” del musical “Un fremito d’ali” di Carlo Tedeschi. Canta Monia Sclano, accompagnata da noi ragazzi. Parte la canzone e arrivati al ritornello tocca a noi: con il cuore colmo di talmente tante emozioni che non so neanche io bene quali fossero, cominciamo a cantare. La canzone finisce, il pubblico ci applaude, ci guardiamo fra di noi e capiamo che ce l’abbiamo fatta. Salgono anche gli altri ragazzi, foto finale, e tutti a casa. Ora, signori miei, noi non siamo superuomini, siamo solo dei ragazzi, che quella sera insieme a tanti altri giovani, hanno deciso di fare un passo in avanti per “proteggere” qualcosa a cui tengono, e vi assicuro che le emozioni che ho provato su quel palco, non le ho mai provate altre volte in vita mia. E per nulla al mondo rinuncerò a quelle emozioni. Mai.

Finita la canzone, tocca a noi. Balliamo una coreografia sul brano di Emanuele Tedeschi dal titolo “Oceans”. La musica parte e il cuore mi batte a mille, cominciamo a ballare e a prendere il ritmo, sbaglio un passo, dannazione, ma non mi fermo. Bisogna continuare. Arriviamo agli ultimi passi e c’è una capriola che abbiamo praticamente imparato per bene il giorno prima. Ci riesce… ce l’abbiamo fatta. Concludiamo la coreografia, ci prendiamo un po’ di meritati applausi e corriamo istantaneamente giù dal palco per cambiarci in vista del pezzo successivo. Per concludere in bellezza con la canzone “Vento di Pace” del musical “Un fremito d’ali” di Carlo Tedeschi. Canta Monia Sclano, accompagnata da noi ragazzi. Parte la canzone e arrivati al ritornello tocca a noi: con il cuore colmo di talmente tante emozioni che non so neanche io bene quali fossero, cominciamo a cantare. La canzone finisce, il pubblico ci applaude, ci guardiamo fra di noi e capiamo che ce l’abbiamo fatta. Salgono anche gli altri ragazzi, foto finale, e tutti a casa. Ora, signori miei, noi non siamo superuomini, siamo solo dei ragazzi, che quella sera insieme a tanti altri giovani, hanno deciso di fare un passo in avanti per “proteggere” qualcosa a cui tengono, e vi assicuro che le emozioni che ho provato su quel palco, non le ho mai provate altre volte in vita mia. E per nulla al mondo rinuncerò a quelle emozioni. Mai.

Luci, canti, balli hanno fatto da cornice ad “Una voce per il Creato”, concerto alla sua terza edizione andato in onda in data 1 settembre nella piazza Aldo Moro di Zapponeta, ad opera della comunità “Laudato Sì” di San Giovanni Rotondo e dalla “Casa dell’Arte” di Mattinata che io, come altri giovani, frequento.Arriviamo alle 18:00 per ultimare i preparativi. Nella piazza del piccolo comune si respira già un’aria magica, tanti ragazzi pronti a salire sul palco e ad esibirsi per “proteggere” il nostro Creato. Alle 19.00 comincia la messa nella vicina Chiesa San Michele che finisce alle 20:00. Uscite dalla Chiesa le persone hanno preso posto. Noi, dopo una settimana intera di prove, eravamo pronti a dare il massimo. Alle 20.30 si comincia. Undici esibizioni in tutto, le nostre erano le ultime tre. I primi nove erano tutti cantanti, alcuni dei quali anche esordienti. Sono stati fantastici, portando canzoni come “Il ragazzo della via Gluck”, “A Million Dreams”, “Non è l’inferno” e anche un inedito di nome “Punto Zero”. Poi finalmente è il nostro turno. Veniamo presentati, e devo ammettere che lì è cominciata a salire un po' di agitazione. Ad aprire le danze Monia Sclano e Costantino Pagaelli, venuti appositamente da Rimini per sostenerci, che cantano “Amore avrò” . Da pelle d’oca… e non sto scherzando.

Finita la canzone, tocca a noi. Balliamo una coreografia sul brano di Emanuele Tedeschi dal titolo “Oceans”. La musica parte e il cuore mi batte a mille, cominciamo a ballare e a prendere il ritmo, sbaglio un passo, dannazione, ma non mi fermo. Bisogna continuare. Arriviamo agli ultimi passi e c’è una capriola che abbiamo praticamente imparato per bene il giorno prima. Ci riesce… ce l’abbiamo fatta. Concludiamo la coreografia, ci prendiamo un po' di meritati applausi e corriamo istantaneamente giù dal palco per cambiarci in vista del pezzo successivo. Per concludere in bellezza con la canzone “Vento di Pace” del musical “Un fremito d’ali” di Carlo Tedeschi. Canta Monia Sclano, accompagnata da noi ragazzi. Parte la canzone e arrivati al ritornello tocca a noi: con il cuore colmo di talmente tante emozioni che non so neanche io bene quali fossero, cominciamo a cantare. La canzone finisce, il pubblico ci applaude, ci guardiamo fra di noi e capiamo che ce l’abbiamo fatta. Salgono anche gli altri ragazzi, foto finale, e tutti a casa. Ora, signori miei, noi non siamo superuomini, siamo solo dei ragazzi, che quella sera insieme a tanti altri giovani, hanno deciso di fare un passo in avanti per “proteggere” qualcosa a cui tengono, e vi assicuro che le emozioni che ho provato su quel palco, non le ho mai provate altre volte in vita mia. E per nulla al mondo rinuncerò a quelle emozioni. Mai.
Luci, canti, balli hanno fatto da cornice ad “Una voce per il Creato”, concerto alla sua terza edizione andato in onda in data 1 settembre nella piazza Aldo Moro di Zapponeta, ad opera della comunità “Laudato Sì” di San Giovanni Rotondo e dalla “Casa dell’Arte” di Mattinata che io, come altri giovani, frequento.
Arriviamo alle 18:00 per ultimare i preparativi. Nella piazza del piccolo comune si respira già un’aria magica, tanti ragazzi pronti a salire sul palco e ad esibirsi per “proteggere” il nostro Creato. Alle 19.00 comincia la messa nella vicina Chiesa San Michele che finisce alle 20:00. Uscite dalla Chiesa le persone hanno preso posto. Noi, dopo una settimana intera di prove, eravamo pronti a dare il massimo. Alle 20.30 si comincia. Undici esibizioni in tutto, le nostre erano le ultime tre. I primi nove erano tutti cantanti, alcuni dei quali anche esordienti. Sono stati fantastici, portando canzoni come “Il ragazzo della via Gluck”, “A Million Dreams”, “Non è l’inferno” e anche un inedito di nome “Punto Zero”. Poi finalmente è il nostro turno. Veniamo presentati, e devo ammettere che lì è cominciata a salire un po’ di agitazione. Ad aprire le danze Monia Sclano e Costantino Pagaelli, venuti appositamente da Rimini per sostenerci, che cantano “Amore avrò” . Da pelle d’oca… e non sto scherzando.
Finita la canzone, tocca a noi. Balliamo una coreografia sul brano di Emanuele Tedeschi dal titolo “Oceans”. La musica parte e il cuore mi batte a mille, cominciamo a ballare e a prendere il ritmo, sbaglio un passo, dannazione, ma non mi fermo. Bisogna continuare. Arriviamo agli ultimi passi e c’è una capriola che abbiamo praticamente imparato per bene il giorno prima. Ci riesce… ce l’abbiamo fatta. Concludiamo la coreografia, ci prendiamo un po’ di meritati applausi e corriamo istantaneamente giù dal palco per cambiarci in vista del pezzo successivo. Per concludere in bellezza con la canzone “Vento di Pace” del musical “Un fremito d’ali” di Carlo Tedeschi. Canta Monia Sclano, accompagnata da noi ragazzi. Parte la canzone e arrivati al ritornello tocca a noi: con il cuore colmo di talmente tante emozioni che non so neanche io bene quali fossero, cominciamo a cantare. La canzone finisce, il pubblico ci applaude, ci guardiamo fra di noi e capiamo che ce l’abbiamo fatta. Salgono anche gli altri ragazzi, foto finale, e tutti a casa. Ora, signori miei, noi non siamo superuomini, siamo solo dei ragazzi, che quella sera insieme a tanti altri giovani, hanno deciso di fare un passo in avanti per “proteggere” qualcosa a cui tengono, e vi assicuro che le emozioni che ho provato su quel palco, non le ho mai provate altre volte in vita mia. E per nulla al mondo rinuncerò a quelle emozioni. Mai.
Francesco Christian Trotta
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