Amburgo: il cancelliere tedesco Olaf Scholz cena al ristorante stellato “Bianc” dello chef Matteo Ferrantino
- 9 Dicembre 2024
"È stato gentile e ci ha fatto i complimenti", ha rivelato con orgoglio lo chef mattinatese
Fischetti ha ritirato il premio per il vino dell’Alto Adige doc Kaleidoscope, annoverato tra i migliori vini d’Italia 2024, ciò dopo l’esame dei 742 vini a disposizione nel banco d’assaggio
Il sommelier mattinatese Raffaele Fischetti è stato uno dei protagonisti all’annuale festa dei vini organizzata a Roma da “Bibenda 2024”, la Guida dei vini di Fondazione Italiana Sommelier. Fischetti ha ritirato il premio per il vino dell’Alto Adige doc Kaleidoscope, annoverato tra i migliori vini d’Italia 2024, ciò dopo l’esame dei 742 vini a disposizione nel banco d’assaggio.
Da venti anni circa altoatesino di adozione, Raffaele Fischetti inizia giovanissimo la sua carriera negli alberghi bolzanini più rinomati facendo, con orgoglio, tutta la gavetta fino ad arrivare nei locali stellati dove ha ricoperto anche il ruolo di sommelier. Per alcuni importatori, collabora da alcuni anni alla selezione di vini da esportare all’estero. Si appassiona al vino in maniera naturale quasi da subito, diventando sommelier professionista nel 2006. Al suo attivo la carica di presidente regionale della Fondazione Italiana Sommelier Trentino-Alto Adige.
Dal 2020 diventa anche produttore di una linea vini che in collaborazione con la cantina Valle Isarco prendono il nome di “Kaleidoscope”, una linea di vini orange con uve tipiche dell’Alto Adige che di anno in anno vuole catturare la natura del vitigno e la sua anima. Nel 2019, il premio Vinoway alla comunicazione “per l’innovativa e coinvolgente comunicabilità nel mondo enoico”. Nel 2021 le etichette prodotte sono due, una da 100% di uve kerner prodotte in Valle Isarco a quota 800 metri sul livello del mare e l’alto Kaleidoscope dal vitigno Gewurztraminer al 100%. Raffaele Fischetti è pure autore del volume “Il vino dalla parte del cuore”, pubblicato per le edizioni “Curcu & Genovese Ass.” in cui vengono poste varie domande: è possibile parlare di un vino sdoganando gli stereotipi classici legati ai tecnicismi che ancora sussistono? Riportare con semplicità un vino per immagini, suoni ed emozioni? Trasmettere quel vino a chi in quel momento non lo ha degustato? Per Fischetti, “I profumi e gli odori che si possono trovare in un calice sono ogni volta paragonabili ad un viaggio unico dove ognuno di noi torna diverso e ricco di esperienza. Chimiche segrete. Non è importante aver bevuto milioni di calici, è più importate averne bevuti il giusto ma nel giusto modo e alla giusta frequenza emozionale. Non è importante aver letto mille libri sulla materia, è più importante portare sempre con sé la curiosità e la leggerezza di non sentirsi mai arrivati. Il vino in fondo è poesia liquida nel calice, tutto il resto verrà da sé”.
La festa del vino italiano sabato 18 ha registrato la presenza del ministro delle Politiche Agricole e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, il quale ha illustrato la Candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità dell’Unesco per il 2025. Il ministro, già premiato da Fis col titolo di “sommelier” ad honorem, ha ricordato che “sono già quattro le cucine patrimonio Unesco: Francia, Messico, Giappone e Corea. Mancava l’Italia e perciò, insieme al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, abbiamo presentato la candidatura che mancava. Sono certo che le 24 nazioni che valuteranno il dossier di candidatura avranno poco lavoro istruttorio da fare.