“Riflessioni e considerazioni sull’Accadico”: pubblicato il volume del docente mattinatese Antonio Bisceglia

L’opera esplora una antica lingua, l’accadico, forse la vera madre delle lingue del bacino indoeuropeo

“Riflessioni e considerazioni sull’Accadico”, il libro del mattinatese Antonio Bisceglia

“Riflessioni e considerazioni sull’Accadico”. E’ il titolo del volume pubblicato dal docente mattinatese Antonio Bisceglia su una antica lingua, l’accadico, forse la vera madre delle lingue del bacino indoeuropeo. Dopo la laurea a Bari in materie letterarie Bisceglia è giunto alla soglia degli 85 anni e ha studiato una intera vita le questioni etimologiche, che da insegnante trattava tra i banchi di scuola con i suoi studenti piemontesi prima e mattinatesi dopo. Ora ha voluto pubblicare il suo primo volume di studio su questo argomento specialistico ma affascinante. Durante gli anni di insegnamento ha incominciato ad interessarsi di Sumero, Accadico, Sanscrito ed Egizio e forse ha capito alcuni meccanismi linguistici e a correggere parecchie etimologie. Con il suo libro e i suoi studi Antonio Bisceglia insomma guida i lettori in un viaggio emozionante attraverso la storia, la lingua e l’etimologia.

La lingua accadica era una lingua semitica orientale parlata nell’antica Mesopotamia, in particolare dagli Assiri e dai Babilonesi. L’accadico è la più antica lingua semitica mai attestata che utilizza i caratteri cuneiformi come sistema di scrittura. La lingua è stata chiamata “accadico” dalla città di Akkad, forse una fondazione di Sargon, maggior centro abitato dell’impero accadico.

Nella prefazione l’autore spiega perché ha voluto scrivere “Riflessioni e considerazioni sull’Accadico”: Quando insegnavo, prendevo spesso in mano diversi vocabolari (italiano, latino, greco) e non, vedevo che c’erano delle discrepanze tra il significato letterale e quello etimologico che spesso finiva in pura invenzione oppure come ultima ratio nel vocabolario etrusco (leggi rifugio), ma non avevo altri mezzi di indagine e dovevo adeguarmi a quello che dicevano i “Luminari delle Lingue”, i glottologi e i linguistici, pur facendo notare ai miei alunni la nebulosità di molte etimologie, i dubbi e i problemi che esse comportavano”.

Così, dopo un primo interessamento alla lingua etrusca e la sua parentela con il sanscrito (la lingua dell’antica India), Bisceglia volse i suoi studi linguistici anche al sumero e quindi all’accadico.

Francesco Bisceglia
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