“La piazzetta del pesce”, pittura, poesia e musica per riscoprire un luogo del nostro passato
“La piazzetta del pesce”, pittura, poesia e musica per riscoprire un luogo del nostro passato
Ricordando com’era… “La Chiazzet’u péscie”
7 Agosto 2023
Ieri a Mattinata, una serata all’insegna della riscoperta delle proprie radici tra armonia e colori su iniziativa delle famiglie Del Vecchio e Ciuffreda con grande partecipazione di pubblico.
Interventi programmati a cura di Antonio Latino relativamente alla parte storica, del pittore Michele De Filippo, autore dell’insegna della piazzetta, inaugurata per l’occasione, del poeta Francesco Granatiero, del concittadino Michele Di Bari Prefetto di Venezia e di Michele Bisceglia, Sindaco di Mattinata che ha disvelato l’opera oggetto della manifestazione.
Sono in molti a chiedersi, a volte, perché a Mattinata la Chiesa non è ubicata, come nella maggior parte dei centri urbani, nella piazza principale del paese insieme al Municipio, ma è decentrata e un tempo posizionata addirittura all’estrema periferia.
La risposta è presto data: la Chiesa di Mattinata, in quanto ultimo possedimento appartenuto all’Abbazia di Monte Sacro rimasto di pertinenza ecclesiastica, fino al XVIII secolo fu l’unico edificio assiso sulla collina dove oggi si stende il centro urbano di Mattinata, frutto di una edificazione spontanea, anche abusiva in danno della Reale Basilica di San Michele, a macchia di leopardo, priva di qualsiasi organizzazione di tipo urbanistico.
Sorsero così in maniera alquanto disordinata i quartieri Junno, a valle, e la Coppa più a monte, tra i tratturi del Castelluccio e di Chicco.
Il sentiero che attraversava queste sparute casupole dette pagliai, e qualche palazzotto già signorile, proveniente dall’Ombratico in direzione Tar di Lupo e la via Marina, all’inizio della quale si trovava anche la Chiesa, nel giro di qualche decina di anni sarebbe diventato tratturo carrozzabile, quindi via nuova.
E proprio nel punto più centrale di questa via nuova, a metà ottocento si costruì una prima elegante scalinata che dallo Junno saliva alla Coppa. Quella che per i mattinatesi è ancora indicata mmìezze la chiazze, è rimasta priva di nome fino all’intitolazione ad Aldo Moro nel 1981, ma comunque la chiàzze in quanto luogo deputato pure alla costruzione della cassa armonica nelle Feste Patronali, anche se altro non è stato che uno slargo della così detta via nuova.
La scalinata, prima dell’attuale denominazione di Via Vittorio Emanuele, era conosciuta come Via Matino, come risulta da una fotografia di fine ottocento della Fototeca Tancredi.
E fu solo nel 1900 che la Commissione Comunale di Monte Sant’Angelo, presieduta da Ciro Angelillis con l’apporto dell’ingegner Natale Pugliese mise ordine alla toponomastica della borgata di Mattinata.
La vera e propria piazza, dove erano ubicati anche i piccoli commerci, era la Chiazzètta, diventata poi la Chiazzett’u’ péscie quando due commercianti del settore ittico, già ambulanti che in estate smerciavano anche il ghiaccio attraverso le strade di Mattinata, Pasquale Del Vecchio (u’ Vestesène) e Pasquale Ciuffreda (Cefalòne) aprirono negli anni ’60 due banchetti dove smerciavano pesce, coadiuvati anche dalle rispettive mogli Natalizia (Lallìna) e Antonia (Ntunièlle).
Come dimenticare poi u’ vecchìe de Scorce che girando per le vie del paese, da antico banditore qual era, urlava a squarciagola tra i folti baffi bianchi: “alla Chiazzètta u’ pésce, ce vénne…” annuncio seguito da sbarroùne, tregghìe, cechéle, cìfele, pùlepe, sécce, scroffìe, sarde e alìce….. In anni più recenti, con altrettanta dovizia di particolari, il banditore Matteo Nobile richiamava l’attenzione del paese sulla ricchezza di pescato in vendita.
Ma anche gli abituali clienti come il brigadiere Marino e ‘Ndònie u’ trainìdde che, fatta la spesa quotidiana, rientravano soddisfatti verso casa, quasi brandendo a mò di trofei grandi cuoppi ricolmi di pescato freschissimo, avvolti in cartocci conici di carta di pesce.
Ma non trascuriamo anche il Vespasiano, che troneggiava, quale obbrobrioso cimelio per dirla alla Totò, al centro della chiazzètta, fortunatamente rimosso ormai, per fortuna, da qualche anno.
Scalinata, quella di Via Vittorio Emanuele, da sempre votata al commercio, con le bancarelle di frutta di Cendròne, o il Tabbacchino già di don Giacomino Malagoli, il magazzino di Salvatore Pezzafìne e il negozio di alimentari di Rabbiéle Di Mauro, il vecchietto che sbucciava le mandorle, la vineria in grotta, oggi si chiama così, che fu di Peppine u’cantenìre e infine, giù a valle, la bottega di maniscalco di mastre Laurìenze u’ ferrère.
Adesso questa scalinata è diventata il fulcro della movìda mattinatese, con ragazzi e giovani più avanti negli anni assiepati sui locali di degustazione che su di essa affacciano a bere, mangiare e ascoltare musica popolare ma non solo.
Questo riconoscimento viene assegnato solo ai migliori locali della tradizione gastronomica italiana, quelli che si distinguono per accoglienza, cucina territoriale e un’attenta...
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