Per un esproprio del 1984, dopo quattro giudizi, il Comune condannato a pagare circa un milione e duecentomila euro

Per ottemperare alla sentenza le vie del mutuo pluriennale e della riduzione dei costi della politica

Una “tegola” sugli aspiranti sindaci e assessori in lizza nelle imminenti votazioni comunali.  Con sentenza del 29 gennaio la Corte di Appello di Bari ha condannato il Comune a risarcire all’incirca un milione e duecentomila euro.

La “sorte capitale”  indicata in sentenza è di 313.372 euro. Ma si arriva a superare di gran lunga il milione di euro poiché sulla base della sentenza il Comune dovrà anche sborsare  svalutazione monetaria, interessi e  spese del giudizio.

Si tratta di una storia lunghissima, che ha inizio nel 1984, quando il Comune procedette ad una occupazione d’urgenza al fine di acquisire un’area pubblica da adibire a verde attrezzato. Con sentenza del 2000 il Tribunale di Foggia, aveva condannato il Comune a risarcire il danno subito dagli espropriati per la perdita del terreno. Ma tale sentenza era stata poi ribaltata dalla Corte di Appello nel 2003: i giudici baresi avevano accolto l’impugnazione del Comune ritenendo prescritto il diritto al risarcimento dei proprietari in quanto si era avuta una ipotesi di “occupazione espropriativa e non usurpativa”. Gli espropriati, che avevano fatto ricorso in Cassazione, ottennero la “cassazione” della sentenza di Bari e il rinvio per un nuovo giudizio.

Nell’ultima sentenza di gennaio, i giudici hanno deciso sull’insussistenza di una valida “dichiarazione di pubblica utilità”, in quanto “la medesima poteva al più evincersi implicitamente dal Piano di fabbricazione del 1973 prodotto dal Comune”.  Si era avuta pertanto un’occupazione usurpativa e non  occupativa. Inoltre, afferma la sentenza, “il provvedimento di occupazione d’urgenza del 1984, poiché non tempestivamente posto in esecuzione nei tre mesi successivi, era divenuto inefficace rendendo la procedura illecita ab origine” e aveva impedito la prescrizione stante la permanenza dell’illecita occupazione.

Questa sentenza aggrava lo stato delle casse del Comune e occuperà da subito l’attuale commissario straordinario Carmela Palumbo e i prossimi amministratori. Veramente, come è stato detto in questi giorni in una assemblea pubblica, “a palazzo Barretta non c’è l’oro”.

Ci si chiede se, oltre all’indennità che dovrà essere pagata per chi sarà eletto sindaco, il Comune potrà permettersi di spendere anche cinquemila euro al mese per i quattro assessori che comporranno la giunta, dovendosi pagare nei prossimi anni, in mancanza di un milione e duecentomila euro liquidi in cassa, un mutuo al fine di ottemperare alla sentenza di condanna. E’ da ritenere che questa problematica sarà affrontata dai vari candidati, chiamati a pronunciarsi sulla riduzione dei costi della politica a fronte di una situazione economica e sociale sempre più difficile.

Francesco Bisceglia
La Gazzetta del Mezzogiorno
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