Ottimo esordio per i primi due ”PacificAzione Talks”

Emerge il forte senso di appartenenza dei mattinatesi (anche non residenti) alla propria Comunità

Più di 20 persone a confronto, tanti interventi di mattinatesi (e non solo) residenti in tutto il mondo, circa 4 ore di discussione libera, franca, appassionata: sono questi i numeri delle prime due differenti “video-conferenze” andate in scena sabato e domenica nell’ambito dei PacificAzione Talks, l’esperimento che abbiamo lanciato per capire come stiamo vivendo l’emergenza Coronavirus e in che modo pensiamo di poter ricominciare una volta terminato il lockdown.


IL PRIMO TALKS

Il primo dei due talk si è tenuto sabato 4 aprile. Ha coinvolto un gruppo di cittadini residenti a Mattinata. Tantissimi gli spunti emersi dalla discussione. Guardando al dopo-lockdown, certamente sarà necessario modificare le modalità con cui ognuno ha svolto finora il proprio lavoro. Per molto tempo, infatti, anche quando una parte o tutte le attività potranno essere riaperte, servirà comunque tenere alto il livello delle precauzioni anti-contagio. Il coronavirus, molto probabilmente, resterà un’insidia da contrastare per un tempo piuttosto lungo. Gran parte degli interventi ha messo in evidenza la necessità di adottare “nuovi stili di vita”. L’attuale scenario ha fatto emergere due aspetti di una stessa situazione: nelle famiglie che già vivevano una quotidianità serena, restare a casa ha rafforzato i legami ed è diventata l’opportunità di dare più tempo e maggiore spazio alla condivisione; al contrario, nei nuclei familiari dove già preesistevano conflitti e malessere, le difficoltà e il disagio si sono accentuati. A questo proposito, si è discusso anche del ruolo fondamentale del sostegno psicologico per chi risente maggiormente della forzata “clausura”. La chiusura di molte attività che distribuiscono beni ed erogano servizi “faccia a faccia” sta accelerando lo sviluppo di iniziative e piattaforme per gli acquisti online. Un’accelerazione che può trasformare definitivamente alcuni modelli come quello del commercio tradizionale. Si sta imponendo anche una considerazione tutta nuova di ciò che prima era un “bene normale” e oggi, nell’era del distanziamento sociale, si sta trasformando invece in un lusso. L’emergenza contagio ha messo drammaticamente in evidenza quanto sia necessario un sistema sanitario pubblico, efficiente, capillare, che investa e valorizzi le sue risorse umane innanzitutto, ma anche strumentali e di dotazione tecnologica. Discorso simile anche per la scuola, chiamata a modernizzarsi attraverso la didattica digitale, e per lo stato sociale (sistema sanitario nazionale e welfare), che deve avere le risorse necessarie a fronteggiare emergenze epocali che investono contemporaneamente milioni di persone e di lavoratori. Nel primo come nel secondo talk, si sono confrontati cittadini comuni, liberi professionisti, imprenditori, insegnanti e medici in attività o in pensione, donne e uomini di tutte le età.   

 

IL SECONDO TALKS

Il secondo talk si è svolto domenica 5 aprile. Tra i partecipanti al gruppo, sia mattinatesi residenti all’estero che in diverse regioni d’Italia. A differenza del primo talk, i “mattinatesi di fuori” hanno affrontato molto di più di quelli residenti in paese le possibili conseguenze dell’emergenza sul futuro di Mattinata. Se vogliamo, anche questa è la dimostrazione di un legame indissolubile con le proprie origini e la propria Comunità. Il senso e i significati del concetto di “Comunità” sono emersi in maniera rilevante, con una citazione ricorrente, quella delle parole di Papa Francesco “Nessuno si salva da solo”. Durante la discussione, c’è chi ha utilizzato un’espressione particolarmente azzeccata e significativa: “Ritrovarsi come Comunità”. Stare “accanto” agli altri, nell’era del distanziamento sociale, significa essere solidali anche senza potersi materialmente darsi la mano; significa aiutarsi, sostenersi, pensare a l’Altro come a qualcuno che è importante sostenere per consolidare quella rete di relazioni che ci rafforzano e ci danno energia per superare le difficoltà.    

“Questa emergenza sta spingendo la gente a raccontarsi più di quanto facesse in passato”, ha detto qualcuno. Ed è proprio ciò che mettono in rilievo anche i nostri “talks”: ci si racconta più facilmente, perché si ha voglia di condividere una speranza, un’inquietudine, l’angoscia per ciò che sta accadendo, il desiderio di ricominciare a camminare tutti insieme e a costruire un futuro più solido, un avvenire in cui si possa essere più pronti e preparati ad affrontare emergenze come quella che stiamo vivendo o nuove e inedite insidie.  Nella discussione, sono emerse da una parte le incognite e dall’altra le opportunità che questa emergenza può innescare per il settore turistico, così vitale e importante per Mattinata. C’è chi ha sottolineato come le differenti attività (turistiche, ricettive, della ristorazione e dei servizi, commerciali, agricole, ecc.) dovranno pensare fin d’ora a come attrezzarsi per ripartire, modificando in tutto o in parte la loro organizzazione interna e la modalità di offrire beni e servizi nel dopo-coronavirus. La solidarietà è qualcosa di concreto, una testimonianza autentica che sa di pane vero e di una pacca sulla spalla altrettanto reale, anche se priva di contatto fisico. Dal primo come dal secondo talk, anche per chi ha partecipato come osservatore esterno e non appartenente al “popolo dei mattinatesi”, emerge come Mattinata possa ancora contare su un senso radicato di appartenenza

Siamo una grande Comunità. 

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