Omaggio mattinatese a Lucio Dalla

Ricordi di un artista innamorato di Mattinata

Nel giorno in cui l’Italia intera piange Lucio Dalla, celebrato trasversalmente da “giovani” di generazioni diverse, da politici appartenenti a schieramenti contrapposi, da colleghi e personaggi del mondo della cultura, non posso far mancare questo modesto ricordo personale dedicato all’istrionico musicista e poeta innamorato della nostra montagna garganica.

Manfredonia ne rivendica le origini, fin da quando, nell’immediato dopoguerra la signora Ferrari, modista bolognese e madre di Lucio, trascorreva lunghi periodi di lavoro nel centro Sipontino con al seguito il piccolo Lucio. Lo ha raccontato Renzo Arbore, la cui madre si serviva nella sartoria Ferrari, e c’è da fidarsi.

La scorsa estate nel corso dello spettacolo dedicato a Matteo Salvatori in Piazza Duomo, proprio Lucio ha duettato col Sindaco Angelo Riccardi in slang manfredoniano.  E la città di Manfredonia già nel 1997 gli aveva conferito la cittadinanza onoraria!

Alcune leggende metropolitane fanno risalire il suo concepimento in questa città, frutto di una relazione intessuta dalla signora bolognese con un soldato dell’esercito alleato occupante (secondo altri con un commerciante di Monte Sant’Angelo), ipotesi, mai smentita dall’interessato che anzi si divertiva a scherzarci su, avvalorata da quanto cantato nella famosa canzone 4 marzo 1943, autobiografica certamente per quanto riguarda la data di nascita, secondo alcuni ispirata e scritta proprio a Manfredonia, ma in realtà tratta da un testo della poetessa Paola Pallottino, canzone che gli valse il terzo posto al Festival di San Remo 1971 in condominio col gruppo Equipe ’84.

I miei ricordi personali risalgono alla metà degli anni ’60 quando agli inizi della carriera e reduce dal servizio militare (cantava infatti Quand’ero soldato), per una estate intera si esibì a ridosso della spiaggia mattinatese, contraccambiando l’ospitalità, presso la capannina con annessa pista da ballo dove i fratelli Bitondi stavano costruendo l’Hotel La Rotonda.

Al mattino era usuale notare il coloratissimo furgone Wolksvaghen con la scritta Flipper parcheggiato nella piazza di Mattinata mentre un giovanissimo e ancora semi sconosciuto Lucio con gli altri componenti la sgangherata band (che annoverava tra gli altri il noto trombettista jazz Max Catalano, il teorico dell’ovvio, reso celebre da Renzo Arbore  per la partecipazione, nella metà degli anni ’80, alla trasmissione Quelli della notte) erano intenti a fare la spesa nei due negozi di alimentari presenti a quel tempo lungo Corso Matino: Ninino (di Gabriele di Mauro) e Filomena (di Cesare Trotta). Sembra che Lucio da buon bolognese che si rispetti, preferisse la mortadella con i pezzetti di pistacchio della Salumeria di Mauro!

Negli anni ’70, dopo il Festival di cui si è già detto, arrivò il successo vero e proprio.

Seguirono Nuvolari, Disperato erotico stomp, Piazza grande, Com’è profondo il mare, Itaca,  con il mare sempre a far da padrone nei testi delle sue melodie.

Il 4 marzo 1979 ero nella platea del Teatro Augusteo di Napoli per la prima nazionale dello spettacolo che aveva nel brano L’anno che verrà il suo pezzo forte.

Lo applaudii ancora nel giugno dello stesso anno mentre cantava Banana Republic insieme a Francesco de Gregori, accompagnati dagli Stadio, sul manto erboso del San Paolo di Napoli nel concerto d’inizio del lungo Tour attraverso tutta la penisola e non solo. 

Agli inizi degli anni ’80 iniziarono le sue frequentazioni mattinatesi, accompagnato al cantante Rosalino Cellamare detto Ron: era usuale incontrarli nel tardo pomeriggio a bordo di una berlina decapottabile rossa o seduti a tavolino nella verandina del Bar Serafino (locale di tendenza della movida mattinatese in quegli anni) a gustare barchette di gelato alla frutta.
      
In quella fortunata stagione si innamorò di Mattinata e accarezzò il sogno di costruirsi proprio qui il suo buen retiro  in cui riposarsi dalle fatiche delle estenuanti tournè  intorno al mondo.

Palazzo di don Filippo d'ErricoIndividuò anche un antico palazzotto con scalinata esterna, tra Via E. Zolà e Via Coppa , la casa del medico don Filippo d’Errico, disabitata da anni e ormai fatiscente, e se ne innamorò a tal punto da progettarne l’acquisto. Mi raccontava mio suocero, che abitava nella prospiciente Via Tasso,  di aver visto diverse volte, di buon mattino, Lucio uscire dal portoncino sgangherato di quel vecchio rudere in cui aveva passato la notte in sacco a pelo, per lavarsi alla fontana pubblica antistante.

I vincoli e la burocrazia imperante impedirono il coronamento di quel sogno che, se realizzato, avrebbe fatto di Mattinata quella meta che negli anni a seguire Lucio individuò nel paradiso delle isole Tremiti, in cui amava trascorrere lunghi periodi.

Erano gli anni in cui politica e imprenditoria si accapigliavano per il nuovo Piano Regolatore, a spese di chi, come l’architetto Giovenale, prospettava per Mattinata un futuro di sviluppo con la valorizzazione dell’esistente, scoraggiando i già emergenti forti interessi speculativi.

Lucio Dalla fu la prima vittima illustre, quale cittadino mattinatese mancato, di quell’ostracismo strisciante messo in atto nei confronti di un turismo di qualità, se vogliamo anche selettivo, che ha finito per accontentarsi degli spiccioli portati dal jet set provinciale.

Ironia della sorte nel giro di pochi anni è seguito l’abbattimento, ad onta dei paventati vincoli sopra accennati, del nobile rustico per far posto ad un caseggiato depauperato dell’antico lignaggio e architettonicamente insignificante.

In tempi recenti si è parlato ancora di un interessamento da parte di Lucio per l’acquisto di una casa a Mattinata: ci riferiamo al Palazzo PrencipeSalcuni degli eredi Pignataro in Via Regina Elena, ma anche questa volta non se ne è fatto niente.

L’ho incontrato tante volte, nel mio periodo di permanenza a Bologna, passeggiare lungo Via San Felice o in Via d’Azeglio, dove abitava, riconoscibile per la sua caratteristica andatura saltellante o a bordo della sua moto con sulla testa un minuscolo caschetto protettivo rosso che tanto lo faceva rassomigliare al suo Nuvolari

L’abbiamo rivisto ancora Lucio a Mattinata diverse volte negli ultimi anni, ogni qual volta dalle Tremiti, facendo rotta su Manfredonia o viceversa, ormeggiava il suo yacht nel nostro porticciolo, non disdegnando mai una passeggiata in paese anche per salutare qualche amico di vecchia data come l’architetto Iannotta, tremitese di adozione.

Fu proprio Angelo Iannotta, sindaco di Mattinata in quegli anni, a  conferirgli nell’edizione 2002, il Premio ambiente Faraglioni di Puglia, sul bel proscenio costituito dalla darsena mattinatese, riconoscimento consegnatogli dalla soubrette Natalia Estrada, premio che lo accomuna a due suoi carissimi amici, nonché estimatori di Mattinata, nelle persone di Renzo Arbore e del pittore Mimmo Palladino.

Ma nel cuore e nella memoria dei mattinatesi resterà indelebile il ricordo della sua partecipazione al seguito della Processione della Festa Patronale della Madonna della Luce 2005 con conseguente esibizione sulla cassa armonica in Piazza Aldo Moro, uno spettacolo indimenticabile.

Ciao Lucio, forse seduto al pianoforte ti sarà sembrata più dolce anche la morte!

Antonio Latino
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