Michele di Bari nominato dal Consiglio dei Ministri a Capo del Dipartimento per le liberta’ civili e l’immigrazione

Nuovo ruolo a servizio dello Stato per il nostro concittadino dopo quasi tre anni trascorsi in Calabria come prefetto di Reggio

Il consiglio dei ministri ha nominato il foggiano Michele di Bari, attualmente prefetto della provincia di Reggio Calabria, capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno. Con questo ulteriore prestigioso incarico di Bari avrà la responsabilità del complesso e strategico dipartimento ministeriale che opera nell’ambito delle funzioni e compiti spettanti al ministero nella tutela dei diritti civili e in materia di immigrazione. In particolare, il prefetto di Bari avrà il coordinamento generale di sette direzioni centrali e di altri uffici ministeriali, con a capo i rispettivi prefetti: dalla direzione centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo a quella dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo, alle direzioni centrali per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, per gli affari dei culti, per l’amministrazione del fondo edifici di culto, per gli affari generali e per la gestione delle risorse finanziarie e strumentali.

Al capo dipartimento di Bari, posto al vertice della struttura, spetterà anche il coordinamento generale dell’ufficio del commissario straordinario per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura e dell’ufficio per le attività del commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. 

Il prefetto Michele di Bari con il Ministro degli interni Matteo Salvini

Il prefetto Michele di Bari, 60 anni, è originario di Mattinata, cittadina a cui è tuttora legato. Oltre a ricoprire ruoli in numerose istituzioni ed enti benefici, ha svolto, durante gli anni in cui ha lavorato nella prefettura di Foggia come capo di gabinetto e vice prefetto, anche gli incarichi di commissario straordinario in numerosi comuni della capitanata, dove ha lasciato un vivo ricordo di fattiva competenza nella risoluzione dei problemi amministrativi e di apprezzato tratto umano.

Di Bari è stato nominato prefetto nel 2010 e ha svolto dapprima le funzioni di vice commissario del governo nella regione Friuli Venezia Giulia.  E’ stato quindi nominato a febbraio 2012 prefetto della provincia di Vibo Valentia. Dall’agosto 2013 ha ricoperto l’incarico di prefetto della provincia di Modena. Successivamente, nella seduta del consiglio dei ministri del 10 agosto 2016 di Bari è stato destinato a svolgere le funzioni di prefetto di Reggio Calabria. Qui ha diretto molteplici iniziative di contrasto alla ‘ndrangheta che hanno avuto eco positiva anche fuori dai confini nazionali: tra le tanti azioni di ripristino della legalità messe in campo dalla prefettura reggina diretta da di Bari l’importante risoluzione dell’atavica questione delle cosiddette “Vacche sacre” ha avuto anche il plauso del Times, giornale di Londra (clicca qui per leggere l’articolo del Times). Inoltre, ha affrontato fattivamente le difficili questioni sociali ed economiche della Calabria: dalla “Ciambra“ di Gioia Tauro alla questione della baraccopoli di San Ferdinando e del quartiere Arghillà di Reggio Calabria. Ha dato il suo sostegno alle giovani generazioni di San Luca anche con la ristrutturazione del campo sportivo, si è occupato della rapida realizzazione del guado sul fiume Allaro, della piana di Gioia Tauro con il suo porto e dei tanti lavoratori che frequentemente sono stati presenti in prefettura.

Ha affrontato anche la problematica del santuario di Polsi, restituito  alla sua genuina storia millenaria contro le derive dei riti di iniziazione ‘ndranghetista. E’ stato impegnato anche sul fronte dei numerosi sbarchi di immigrati al porto di Reggio Calabria o di Roccella Ionica, dove ha favorito il contributo del volontariato alla solidarietà. Dai prossimi giorni la nuova sfida al servizio dello Stato nel rilevante e strategico ruolo di capo del dipartimento che si occupa delle delicate questioni delle libertà civili e dell’ immigrazione in ottica non più locale ma nazionale.

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