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- 26 Settembre 2024
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C’è un’altra ricostruzione dell’affresco: l’ha ”scritta” lo studioso locale Antonio Latino
Sull’abbazia benedettina della Santissima Trinità di Monte Sacro, uno dei siti archeologici medievali più importanti della Capitanata, interviene lo storico locale Antonio Latino: «Uno tra gli aspetti ancora oscuri, lasciati a ipotetiche indagini successive dagli archeologi tedeschi al termine delle missioni del National museum di Norimberga, svoltesi a cavallo degli anni ’80 -’90, riguarda l’affresco del nartece della Chiesa». Già nel corso del primissimo reportage fotografico realizzato dal tedesco Arthur Haselof nel 1907, l’affresco murale si presentava molto rovinato, degrado aumentato progres-sivamente durante l’ultimo secolo del millennio trascorso. Gli studiosi, italiani e stranieri, che si sono interessati dell’Abbazia hanno sempre parlato e scritto di una Vergine seduta in trono reggente in braccio il figlio, affiancata da santi appartenenti all’ordine benedettino. Ma l’identificazione dell’affresco è rimasta solo e sempre nel campo delle ipotesi.
Qualcosa in più lo si è appreso dal volume “L’abbazia dimenticata” (Liguori editore). Nel 2006 la ricercatrice Italo-tedesca Sabina Folloni scrive: «La Vergine sul trono può essere identificata quale Theotokos (Dei genitrix) secondo la canonizzazione del Concilio di Efeso confermata dal Concilio di Calcedonia. L’iconografia derivante, secondo cui la Vergine impone il Figlio di Dio, simbolo universale stella Chiesa, può essere ricondotta al VI secolo e trova degli esempi ben noti nelle catacombe di Commodilla e negli affreschi – palinsesto di Santa Maria Antiqua a Roma, dove è rappresentata la Vergine con Bambino in atteggiamento regale, seduta su un trono riccamente ornato ai cui lati si inseriscono figure di santi o angeli». Partendo dall’indicazione riportata nel testo di Sabina bilioni, che accenna a similitudini con gli affreschi della catacomba di Commodilla, “senza citare nello specifico il pannello dei Santi Felice e Adaucto, ho verificato, afferma Antonio Latino, la sovrapponibilità dell’immagine con i lacerti di affresco del nartece della nostra Abbazia di Monte Sacro. A questo punto ritengo di poter formulare l’ipotesi, suffragata da mie considerazioni, che quella di Monte Sacro fosse proprio una copia del pannello ipogeico della catacomba romana».
E Latino conclude sostenendo che «potremmo supporre che nel corso di una delle tante peregrinazioni giudiziarie fatte dagli abati in terra di Roma, l’immagine fosse stata copiata e trasferita sulla parete nord del porticato della chiesa abbaziale nostrana. Motivo della scelta proprio il fatto che l’immagine riproducesse i due Santi patroni di Monte Sacro su cui a quel tempo si veneravano quelle reliquie. Secondo il nostro modesto parere la riproduzione mancava dell’immagine della benefattrice Tortura, committente dell’opera ipogeica romana. Altro elemento di similitudine che ci lascia propendere in questo senso è la finitura del piede del santo di sinistra, sul Monte Sacro con un sandalo, riconducibile al piede del santo a destra nell’immagine romana».