Il prefetto Michele di Bari insignito del titolo di “Gentiluomo di Sua Santità”
- 10 Ottobre 2024
La cerimonia alla presenza di Papa Francesco nel palazzo Apostolico
Tutto pronto per la 2 e. del volume “Io parto non so se ritorno”, rivisto ed ampliato di ulteriori cento pagine circa, con in più una quindicina di altre storie di militari garganici e non, reduci, deceduti o dispersi in guerra
Tutto pronto per la 2 e. del volume “Io parto non so se ritorno”, di Antonio Del Vecchio, rivisto ed ampliato di ulteriori cento pagine circa, con in più una quindicina di altre storie di militari garganici e non, reduci, deceduti o dispersi in guerra. Tra l’altro, quella di Michele Latino, mattinatese disperso dopo l’8 settembre del 1943 in Albania.
Michele Latino, primo di otto figli, nasce a Monte Sant’Angelo l’ 1.01.1913 da Nicola e Antonia Bisceglia, entrambi contadini. Sin da piccolo segue il resto della famiglia trasferitasi, per motivi di lavoro, nella sottostante Mattinata, dove abiteranno per diversi anni in una modesta abitazione di Via Coppa. Ovviamente come il resto dei ragazzi poveri del tempo, è costretto spesso a saltare la scuola. Lo fa per stentarsi con il lavoro nei campi il suo pezzo di pane quotidiano.
Superato l’adolescenza, impara a guidare qualche mezzo a trazione animale, tanto da acquisire nel giro di poco tempo una discreta destrezza, che gli permetterà in seguito di ottenere la qualifica di conducente. Ha un’altezza di circa 1,70, piuttosto notevole per quei tempi, oppressi dalla dura fatica e dalla fame. Fisico longilineo, capelli castani chiari, viso roseo ed occhi cerulei, unitamente alla parlantina sciolta, lo rendono nella vita quotidiana un soggetto simpatico e ben visto, specie dall’altro sesso (vedi foto). Ma il suo divagare è di breve durata, perché il 4 maggio 1933 viene chiamato a svolgere il servizio militare di leva. Assegnato alla ferma di istruzione militare di primo grado di 10 mesi, incrementato di ulteriori sei mesi con il passaggio al grado di istruzione superiore.
Nell’aprile dell’anno successivo è chiamato alle armi e assegnato a 24° Reggimento di Fanteria. Vi resterà sino al 28 agosto, allorché è mandato a casa in congedo illimitato. Nel maggio del 1935 viene richiamato alle armi per l’Africa Orientale e assegnato al 65° Reggimento di Ftr Piacenza. Mobilitato per esigenze dell’Africa Orientale il 15 settembre 1935. In forza al 63° Reggimento, il 3 Settembre 1935, è imbarcato a Genova alla volta della Libia, dove sbarca tre giorni dopo a Tobruch. Il 25 gennaio del 1936 si imbarca per l’Eritrea, dove sbarca a Massaua il 30 gennaio del 1936. Resta mobilitato per circa un anno, ottenendo per aver partecipato agli eventi una medaglia e la croce di guerra. Dopo di che viene messo in congedo illimitato. Ma non torna subito a casa, resta qui per altri mesi di lavoro, perché si racconta per storia orale che intende farsi il gruzzolo per affrontare il matrimonio. E così è. Torna a casa e il 24 febbraio 1938 sposa la sua Angela M. Notarangelo, con la quale era fidanzata da diversi anni.
Il 15.06 1939 viene alla luce la loro prima ( ed anche l’ultima) figlia Antonia. La stessa aveva appena due mesi, quando all’interessato perviene ai primi di agosto la triste cartolina di richiamo in guerra, ma parte il giorno successivo, ossia il 26, perché è consapevole di dover andare e dice a se stesso: “Se parto il giorno dopo che mi possono fare?”. E di questo approfitta per consumare l’ultimo pranzo con suoi cari. Intruppato nel Deposito Misto Truppe per l’Egeo in Barletta, vi resta per alcuni giorni. Dopo di che s’imbarca assieme ad altri commilitoni a Bari con destinazione isola di Coo. É tale nel 10° Reggimento di Fanteria. Vi resta sino a dicembre. Poi torna di nuovo sul suolo italiano e il 13 dicembre 1939 lo ritroviamo a Barletta. Dopo di che viene mandato a casa in licenza breve, senza assegni. Si tratta di appena tre giorni, troppo pochi per andare a Mattinata. Pertanto seduta stante decide di raggiungere Giovinazzo. Qui per alcune ore si intrattiene presso una sua sorella impegnata da qualche tempo a svolgere la mansione di cameriera presso una famiglia bene del posto. Il 30 marzo 1940 viene ricollegato in congedo illimitato per effetto della Circolare n. 8700 D dal Comando dell’Ufficio ordinario e mobile, sez. mobile, e iscritto nell’apposito fascicolo distrettuale. Richiamato alle armi Il 29 novembre 1940 è assegnato al 50° Reggimento di Fanteria, II Battaglione, Compagnia Comando, di stanza a Macerata. Dopo di che il 15 gennaio 1941 s’imbarca a Bari con destinazione Durazzo in Albania, entrando così nel territorio dichiarato in istato di guerra. Tale scomparso per eventi di guerra qui svoltisi nel mese di settembre 1943.
Il 17 giugno 1947 presso il Distretto Militare di Foggia viene esteso il verbale di irreperibilità, sottoscritto e consegnato alla moglie Notarangelo Angela Maria il primo dicembre 1950. Così finisce la sua triste storia. L’affetto per la famiglia è testimoniato da una sequela di lettere.
Tra l’altro, c’è una lettera-cartolina, datata 18 settembre 1942 (sicuramente proveniente dall’Albania, ma non si cita il luogo per segretezza militare) e indirizzata alla figlia Antonia, dove esprime tutta la sua amarezza e nel contempo la sua paterna tenerezza. Scritto, che riportiamo volentieri di seguito: “Carissima figlia, rispondo alla tua letterina e molto mi sono rallegrato che state molto bene di salute e così ti assicuro anche di me che sto molto bene di salute e così spero anche di voi che state molto bene di salute. Dunque cara figlia mia ‘se ti lato capire che voluto un ricordo da me, ma io ti dico che dove sto io non ci sta niente , ma ti ho mandato un fazzoletto, fammi sapere se lo riceverai. Dunque, mia cara figlia, ti raccomando di non fare disturbare la mamma, nonché il (?) zio e il nonno e la nonna. Dunque con il ricordo che hai di me, come vengo io, te lo porto dunque. Mia cara figlia non so più che dirti, saluti a voi e alla tua cara mamma e la tua nonna e le zie e tutti di famiglia, saluti da me che sono il tuo papà Latino Michele. Saluti a tutti di famiglia. Dunque mia cara moglie non mi fate stare in pensiero che non ricevete foto(?). Saluti da me che sono il tuo marito di ‘Matticino’ (?) Marito Latino Michele . Saluti a tutti di famiglia e chi vi domanda di me”.
Antonio Del Vecchio è giornalista, scrittore, storico e appassionato di archeologia antica e moderna. Ha al suo attivo oltre 60 pubblicazioni cartacee su storia, tradizioni, emigrazione, tesori archeologici e racconti. E’ stata la penna storia della Gazzetta del Mezzogiorno ed oggi scrive per diverse testate giornalistiche cartacee e on line.