“L’Abbazia dimenticata” di Sabina Fulloni
Sabato scorso la presentazione ufficiale dell’opera a Mattinata
E’ stato presentato ufficialmente sabato 10 marzo presso il Museo Civico di Mattinata, alla presenza di un uditorio numeroso ed interessato, il volume L’Abbazia dimenticata. La Santissima Trinità sul Gargano tra Normanni e Svevi” di Sabina Fulloni.
Di tutto rispetto gli accademici intervenuti al consesso per omaggiare la raggiante giovane autrice italo-tedesca.
Dopo gli onori di casa assolti da Angelo Iannotta, sindaco di Mattinata, ha preso la parola la professoressa Pina Belli D’Elia, ordinaria di Storia dell’arte medievale presso l’Università degli Studi di Bari e non poteva essere altrimenti visto che a lei si deve la bella introduzione che prelude all’opera.
Col suo piacevole eloquio ha reso ancor più interessante l’approccio a questo monumento dell’antichità ancora sconosciuto a tanti, locali e non, meravigliati nell’apprendere della sua unicità nel patrimonio storico-artistico dell’Italia meridionale, così unico da poter assurgere a modello architettonico di respiro europeo.
Ma da cosa si desume tanto interesse scaturito intorno al nostro Monte Sacro fin dai primi del ë900, grazie alla documentazione fotografica che Arthur Haseloff nel 1907 impresse nel corso di una memorabile escursione partendo da Monte Sant’Angelo su indicazione del maestro Giovanni Tancredi?
La professoressa Belli D’Elia condensa tutto il senso di questa unicità in semplici quattro parole che meglio di tante altre spiegazioni illuminano anche i molti profani che per la prima volta si sentono coinvolti in ambiti riservati a pochi eletti con risultati non facilmente divulgativi: in archeologia la morte è vita, la vita è trasformazione.
Significa, nel caso di Monte Sacro che nonostante il suo abbandono e la sua progressiva distruzione nel corso dei secoli (la morte del sito), questo ha dato l’opportunità a quanti oggi si appressano al suo studio di trovare una realtà rimasta immutata, databile al 1400 circa.
Cosa non verificatasi per la coeva Abbazia di Kalena di Peschici che nel suo continuare a vivere nel corso dei secoli, ha subito trasformazioni che hanno determinano la mutazione (la morte) delle sue condizioni originarie.
Ha quindi preso la parola il professor Massimo Oldoni, ordinario di Lingua e Letteratura medio latina presso l’Università degli studi “La Sapienza” di Roma, nonchè curatore della collana Nuovo Medioevo per la nota casa editrice Liguori di Napoli che ha pubblicato l’opera di cui trattiamo.
Il professor Oldoni si è soffermato sulla figura e sull’opera di quel Gregorius Magister (al secolo Pietro Caro), decimo Abate nella cronotassi degli Abati tra il 1220 e il 1241, sommo poeta, architetto, investito di incarichi diplomatici dal Vaticano ed Enciclopedista mancato della Corte Imperiale di Federico II di Svevia.
La professoressa Vera von Falkenhausen, ordinaria di Storia bizantina presso l’Università degli studi “Tor Vergata” di Roma, nel corso del suo intervento, ha inquadrato la vicenda storica dell’Abbazia della Santissima Trinità in un arco temporale che vede il territorio in cui insiste Monte Sacro sottomesso, a seguire, a Bizantini, Longobardi, Normanni e Svevi.
In conclusione poche ma sentite parole ha concesso l’autrice, visibilmente commossa, soprattutto per ringraziare quanti, primo tra tutti Peppino Argentieri (il sindaco che diede impulso alle missioni del Germanisches Nationalmuseum di Norimberga a partire dal 1988), hanno sostenuto il lavoro che è dietro questa pubblicazione: l’amore per i luoghi, la ricerca negli archivi, gli scavi sul campo, la classificazione dei reperti, i rilievi.
Il professor Oldoni, traendo le conclusioni di questa riuscita manifestazione, ha auspicato che quanto emerso nel corso della serata abbia un seguito magari con un convegno di studi che potrebbe trovare una naturale collocazione nell’ambito delle annuali Giornate Pro Monte Sacro che preludono al Pellegrinaggio escursionistico che l’11 luglio, festa di San Benedetto Abate muove da Mattinata e raggiunge l’altura su cui il parroco celebra la Santa Eucaristia.
Il sindaco Iannotta, rilevando l’accenno che la dottoressa Fulloni fa all’individuazione della o delle vie di accesso all’Abbazia, che in origine dovevano pur esistere, tira in ballo nuovamente l’annoso problema della realizzazione di una strada che consenta anche l’utilizzo eventuale dei fondi POR (finanziamenti regionale cui Monte Sacro è un accreditato candidato). Forse pochi ricordano che negli anni ottanta un progetto esecutivo dell’Amministrazione Comunale teso alla realizzazione di una strada carrozzabile con ampia area di sosta nel pianoro di felci prospiciente l’Abbazia, fu bloccato fortunatamente grazie alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste. E grazie all’accantonamento di quella infelice idea Monte Sacro ha potuto continuare a vivere mantenendo immutate le sue caratteristiche, per usare il concetto della signora Belli D’Elia di cui sopra.
Pur senza la strada, forse con maggiore sforzo, ma anche con altrettanta soddisfazione, tante cose sul piano degli studi si sono fatte negli anni novanta con le missioni archeologiche del Museo Nazionale Germanico di Norimberga e Sabina Fulloni è qui a testimoniarlo con la sua presenza.
Esiste invece il grosso rischio del trafugamento del materiale archeologico, finora abbastanza contenuto proprio per la mancanza di una rotabile.
Purtroppo, e lo abbiamo denunciato a margine dei lavori di presentazione del libro, così come avevamo già fatto qualche tempo addietro dalle pagine di mattinatesi.it, dopo i disboscamenti degli ultimi anni è possibile arrivare in vista delle rovine abbaziale con mezzi cingolati, cosa che ha avuto un eclatante riscontro con la sparizione di un grosso capitello, uno dei quattro del nartece.
Plaudiamo infine alla proposta del sindaco Iannotta circa la costituzione di una Associazione, Comitato, o qualsiasi altra formulazione, denominato Amici di Monte Sacro e suggeriamo, come iniziativa di esordio, l’acquisizione dei plastici oggi nel Museo di Norimberga che abbiamo potuto ammirare in foto all’interno delle copertine, iniziale e finale, del volume in lingua tedesca della stessa Fulloni, ancora più ricco, della versione italiana questa sera presentata, di materiale fotografico, in formato più grande, soprattutto quello di Haseloff che nella costituenda sezione dedicata a Monte Sacro nel Museo di Mattinata potrebbe chiamarsi l’Abbazia che non c’è più.
Antonio Latino