“La SFIR non convince… solo fumo negli occhi”

Per il consigliere regionale Riccardi è solo un “grande bluff”

Incredibile constatare come a trent’anni di distanza da una tragedia, quella dell’Enichem, che ha segnato fortemente il territorio di Manfredonia, ci ritroviamo a combattere nuovamente contro la superficialità di chi vuole imporci impianti su cui versano numerosi dubbi e perplessità. Mi riferisco alla vicenda che sta tenendo banco in questi giorni, ovvero, la delocalizzazione della SFIR da Foggia a Manfredonia. Ho avuto modo di vagliare il progetto Sfir, ma soprattutto ho ben pensato di sottoporlo all’attenzione di tecnici. Ebbene, ne è venuto fuori un quadro ben diverso da quello che ci è stato presentato.

Ai tanti entusiasti sostenitori di questa iniziativa chiediamo di essere più cauti nel promuovere un insediamento di cui vanno valutati attentamente benefici e rischi. Bisogna evidenziare che a servizio dell’impianto di raffinazione che la SFIR intende costruire a Manfredonia, è prevista anche la realizzazione di una centrale termica da 41 MWh e di una centrale elettrica da 34 MWh che dovrebbe essere alimentata con oli da coltivazioni agricole. Occorre inoltre rilevare che, per un impianto capace di produrre 34 MWh sarebbero necessari i terreni agricoli di due province come quelle di Foggia e di Bari, sempre ammesso che fossero destinati unicamente per coltivare prodotti da utilizzare nella centrale elettrica.

Pur volendo superare questi ostacoli, non si può ignorare il fatto che la combustione di oli da coltivazione agricola produrrà sostanze come monossido di carbonio, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri fini ed ultrafini (nanopolveri) ed altri inquinanti. Come può, dunque, sorgere a due passi dalla città? Inoltre, per raffreddare un impianto a biomasse occorre un ingente quantitativo d’acqua che potrebbe essere prelevato dal mare. La conseguenza è che in mare verrebbe riversata l’acqua riscaldata e ciò potrebbe provocare un’alterazione del microclima, con probabili pesanti ripercussioni per il Golfo di Manfredonia.

Le esperienze passate ci hanno insegnato che non possiamo cedere al ricatto occupazionale barattando la nostra salute per la chimera di qualche posto di lavoro in più, ma anche questo è tutto da determinare. Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.

I miei dubbi derivano dalle carenze analitiche del progetto della SFIR che non risulta esauriente per quanto riguarda condizioni e costi per l’approvvigionamento del combustibile, mancano i dati sulle emissioni di microparticelle e sui sistemi da adottare per la tutela dell’ambiente. Eppure tali aspetti di questi impianti, che sorgeranno in pratica alla periferia di Manfredonia, passano quasi sotto silenzio.

Allo stato dei fatti, la convenienza, ma solo per la SFIR, risiede nell’acquisizione di contributi economici da parte dell’Unione Europea per l’insediamento di impianti alimentati con energie alternative. Contributi che si sommano a quelli per la chiusura e la bonifica dello stabilimento di Foggia ed ai contributi per l’importazione di materie prime dai Paesi poveri.

Molto meglio sarebbe che Regione, Provincia ed i vari Comuni interessati, prima di prendere decisioni affrettate, si informassero per studiare le altre realtà dove la riconversione di zuccherifici è già avvenuta e valutando le quali si evince, spesso, una non convenienza a lungo termine di tali insediamenti per il territorio.

Angelo Riccardi,
Consigliere Regionale Ds

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