Il Teatro Stalla Matteo Latino si anima con le prime importanti proposte formative

Il programma è stato presentato alla stampa mercoledì 19 ottobre a Foggia presso l’Hub di Engine

Il Teatro Stalla Matteo Latino, luogo rigenerato nel cuore del Parco Nazionale del Gargano, si anima con le prime importanti proposte formative. Omaggiando il compianto regista e drammaturgo mattinatese, Matteo Latino, prematuramente scomparso circa un anno fa all’età di 35 anni, la Casa dei Te.So.Ri (Teatro Sociale Rigenerazione) dà vita a questo ambizioso progetto che coniuga arte e sociale.

Il programma è stato presentato alla stampa mercoledì 19 ottobre alle ore 12.00 a Foggia, presso l’Hub di Engine, in via Gramsci 39. All’incontro hanno partecipato – oltre alla presidente dell’Associazione Casa dei Te.So.Ri, Daniela Delzotti, ed alla sorella di Matteo Latino, Immacolata– il presidente del Parco Nazionale del Gargano Stefano Pecorella, il Presidente del Consorzio Pro Loco Gargano Angelo Marino, Miscio don Salvatore, docente di Antropologia teologica presso ISSR di Foggia, assistente regionale dei giovani di ACI e Salvatore de Martino, coordinatore del progetto Engine, tutti sostenitori dell’iniziativa. 

“Un esempio perfetto di fusione di cultura, arte sociale e antiche tradizioni -spiega Pecorella-, un luogo rigenerato che nasce in un agriturismo nel cuore del nostro Parco che da sempre è attento al concetto di coesione sociale e che punta sulla valorizzazione del patrimonio culturale, storico-artistico e gastronomico del Gargano. Ecco perché abbiamo deciso di sostenere da subito questo progetto che esaudisce il sogno di un figlio della nostra terra, Matteo Latino”.

Il Presidente del Consorzio Pro Loco del Gargano, Angelo Marino, ha sottolineato il valore ancor più ammirevole di una simile iniziativa, proposta in un territorio che dovrebbe avvalersi di una rigenerazione prima di tutto istituzionale, per far sì che il cambiamento sociale e culturale possa essere realmente sostenuto.

Don Salvatore Miscio ha espresso la piena adesione e il totale sostegno da parte dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo al progetto Teatro Stalla che arricchisce gli strumenti non solo della Pastorale Giovanile ma di tutto quel Gargano che ha sete di formazione e rigenerazione culturale e sociale.

Daniela Delzotti e Imma Latino

 

IL Teatro Stalla ”Matteo Latino”

Il Teatro Stalla è prima di tutto un sogno. Uno di quei sogni che possono nascere solo da anime coraggiose, come quella di Matteo Latino, giovane drammaturgo e regista mattinatese, scomparso prematuramente il 30 marzo 2015 all’età di 35 anni. 

Questo sogno diviene realtà grazie all’incontro dell’Associazione culturale Casa dei Te.So.Ri (Teatro Sociale Rigenerazione)  con la famiglia di Matteo, la quale ha concesso fin da subito in comodato d’uso gratuito l’intera struttura, affidando in tal modo all’associazione la completa gestione e la direzione artistica dello spazio e facendosi altresì carico di tutti i lavori primari, necessari alla rigenerazione del luogo.

Un progetto senza dubbio ambizioso, ma che ha immediatamente trovato il sostegno del Comune di Mattinata, dell’Ente Parco Nazionale del Gargano, dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, del Consorzio Pro Loco Gargano e delle Associazioni Pro Loco e Alénn di Mattinata. La stessa Elena Gentile, europarlamentare PD, ha sostenuto e incoraggiato il progetto fin dalla sua nascita.

Il Teatro Stalla, nel cuore del Parco Nazionale del Gargano, viene inaugurato il 20 agosto sulle alture di Monte Sacro e porta il nome di Matteo Latino. Uno spazio di circa 250 mq rigenerato ed adibito a sala teatrale e che si ripropone di ospitare molteplici attività artistiche, formative e sociali.

Un originale progetto che sviluppa un nuovo modo di fare cultura e di agire sociale, con l’auspicio di divenire una best practice da adottare su tutto il territorio del promontorio e non solo.

 

Chi era Matteo Latino
Matteo è stato un artista a tutto tondo: attore, drammaturgo, regista e soprattutto poeta, cosi come è stato definito dalla critica italiana. Poeta in senso lato. Poeta della parola, del disegno, della scrittura che arriva fino al cuore, immortalando al meglio un disagio del nostro tempo, quello dei trentenni di oggi che Matteo paragona a vitelli “a stabulazione fissa”. Vitelli fatti crescere nelle “fisse”, in celle separate e solitarie, foraggiati, nutriti, allevati per poi essere portati al macello. Un macello che non è solo morta fisica ma spaesamento, disorientamento nel ritrovarsi formati e pronti ad un mondo che non è fatto per i giovani. Un mondo che non li accoglie, non li sostiene, non permette loro di divenire indipendenti e realizzati.

Matteo con la sua stessa vita diviene un esempio di chi fermamente crede in qualcosa tanto da renderla possibile. Lascia all’improvviso gli studi, ormai quasi terminati, in Economia del Turismo presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli, perché sente che non c’è più tempo da perdere. Figlio di proprietari di un’azienda agrituristica, lascia un futuro certo per seguire il proprio sogno: il teatro.

Con la complicità di sua sorella Imma, comincia a studiare presso l’Accademia Internazionale La Cometa di Roma e qui inizia il suo intenso percorso teatrale che lo vedrà vincitore del Premio Scenario 2011 con Infactory, spettacolo ideato nelle stalle del suo amato agriturismo Monte Sacro e metafora di un paese per vecchi.

Matteo era un visionario, un sognatore che non temeva il mondo e scavalcare i suoi mille restringenti recinti non lo spaventava. Matteo sapeva sognare. E lo faceva in grande. Desiderava una sala teatrale nella stalla abbandonata del suo agriturismo.

Una inclemente malattia lo ha stroncato all’età di 35 anni, ma non ha fermato la sua corsa. Così autentica, vera e necessaria.

Il Teatro Stalla è divenuto realtà e continua a crescere per distruggere altri mille restringenti recinti.

 

I Progetti
Nel Teatro Stalla Matteo Latino si è già svolta la Summer School afferente al Corso di Alta Formazione in Teatro Sociale, proposta dall’Università Europea di Roma e che ha visto il coinvolgimento di importanti nomi del panorama nazionale come quelli di Gerardo Guccini e Gabriele Vacis. Si sono, inoltre, svolte giornate di formazione per i seminaristi in collaborazione con Miscio don Salvatore, docente di Antropologia Teologica presso ISSR di Foggia e Assistente regionale dei giovani di ACI.

Il Teatro Stalla è, infatti, messo a disposizione della Pastorale Giovanile diocesana.

Il progetto ideato dalla presidente della Casa dei Te.So.Ri, Daniela Delzotti, prevede: 

1. L’istituzione di una Scuola di Alta Formazione, sostenuta dall’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, per formare una nuova figura professionale: “l’educatore di strada”. Un educatore della notte che interverrà nelle periferie urbane ed esistenziali del territorio regionale e nazionale.

2. La rigenerazione delle stalle adiacenti al Teatro per creare un centro di accoglienza per giovani e donne in condizione di disagio fisico, psichico e sociale. Gli utenti verranno introdotti nel mondo del lavoro, attraverso percorsi di avviamento professionale. Si desidera, infatti, trasformare la restante parte del fabbricato in botteghe per potenziare l’artigianato e con le terre, concesse in comodato d’uso gratuito dall’Agriturismo all’Associazione, creare una cooperativa agricola gestita dagli stessi utenti. La cooperativa agricola si occuperà, con metodi innovativi e all’avanguardia, di riportare in vita prodotti tradizionali dimenticati e di potenziare le risorse già esistenti. Una filiera del lavoro per offrire una prospettiva concreta, oltrepassando i recinti della stabulazione fissa, avrebbe detto Matteo Latino.

Quando si vive con un autentico e bruciante desiderio nel cuore si vince la stessa natura umana. Il Teatro Stalla è la testimonianza che non è mai troppo tardi per arrendersi ai sogni più veri e che quando si desidera davvero qualcosa la si realizza. Costi quel che costi. Il Teatro Stalla mette fine alle giustificazioni, alla pigrizia dei nostri recinti, allo sconforto del “tanto è tutto inutile”, del “ma cosa vorrai mai costruire in questa terra”, del “ma davvero riesci a star bene in un territorio come questo e non vorresti ritornare al nord?” 

Basta. Il Teatro Stalla dice basta al pessimismo, alle paure di chi semina e costruisce nel deserto, agli individualismi di chi non sa condividere i propri sogni, il proprio cammino, i propri traguardi assieme ad altri compagni per il timore di essere oscurato e scoperto così nel suo egoismo. Ci vuole forza. Forza per costruire tutto dal niente, forza per superare le stupide invidie, i tentativi di chi cerca di sminuire o infangare ciò che con pazienza si crea. Ci vuole coraggio. Il coraggio di continuare a credere anche quando il mondo ti dice che ciò che persegui è follia, utopia. Il coraggio di chi crede fermamente di creare qualcosa di grande dal nulla, senza favoritismi, senza raccomandazioni, senza alcuna spinta se non quella del desiderio. Il coraggio di superare i mille recinti che la società ci impone. E credere. Solo credere che tutto sia possibile quando vi è forza di volontà, lealtà e coesione. 

Il Teatro Stalla continuerà a crescere e ad offrire opportunità a questo territorio che tanto merita. Non sarà solo un luogo deputato alla cultura, ma uno spazio di accoglienza, di formazione, del tutto aperto allo sviluppo clinico e sociale. Portando cultura in luoghi non classicamente deputati a questo e sviluppando il concetto di cura in spazi non stigmatizzati e stigmatizzanti.

E sono sicura che, con impegno e perseveranza, quei recinti si apriranno verso nuovi cammini.

Daniela Delzotti
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