Il Parco serve o non serve?

Tranasi apprezza l’operato del presidente Gatta ma non l’utilità dell’ente

Ampliare il Parco e difendere l’esistenza della Comunità Montana? Se alcuni sono intervenuti per sottolineare i vantaggi per il territorio di questi due enti, c’è chi interviene pubblicamente per affermare il contrario. Lo fa Michele Tranasi, già amministratore comunale e riconosciuto storico locale.

A differenza di Sabino Acquaviva, il sociologo considerato padre del Parco del Gargano, il quale vede con raccapriccio i tentativi di riduzione dell’area del parco, Tranasi – che pure sottolinea positivamente l’impegno e le scelte dell’attuale presidente Giandiego Gatta – giunge ad una conclusione opposta. “Il problema non è la riduzione o l’ampliamento, ma quello della sua utilità in quanto tale. Cioè: il Parco serve o non serve? Basterebbe una semplice considerazione per decretare la sua inutilità, ed è questa: il Gargano, con tutti i suoi millenni di storia, ci è giunto in condizioni smaglianti. E, poi, come non considerare che l’area interessata è salvaguardata dalle leggi nazionali di tutela del paesaggio, nonchè da quelle della Regione. I vincoli ci sono tutti. Il problema, semmai, sta nel farli rispettare“.

Per Tranasi, il Gargano, oggi, “è in una condizione peggiore di 15 anni fa, basti pensare che metà del suo manto boscoso e macchioso è scomparso! L’aggressione più pericolosa non viene tanto dal mancato rispetto della legge (abusivismo edilizio), quanto dagli incendi. A questi, che hanno assunto proporzioni gigantesche negli ultimi tempi, fino al punto che hanno sfigurato il Gargano, l’unico rimedio sono gli interventi di ripulitura, spalcatura, diradamento, ecc.. Di tutto questo, nonostante il Parco, nemmeno l’ombra! E la ragione è sempre la stessa: mancano i soldi. Se le cose stanno così, cioè se chi dovrebbe intervenire preventivamente nei boschi (Comuni, Regione, Forestale, ecc.) non ha i mezzi finanziari per farlo allora sì che è cosa buona e giusta prendere i soldi del Parco e destinarli alla prevenzione degli incendi. Detto altrimenti: aboliamo il Parco e diamo i soldi, che oggi vanno spesi per mantenerlo in piedi, ai Comuni che ne fanno parte, per interventi di selvicoltura e l’allestimento di infrastrutture nei boschi“.

Ma Tranasi va giù a muso duro anche sulla Comunità montana: “quando si parla di enti inutili il pensiero va alla Comunità Montana del Gargano, la quintessenza della inutilità, che ha su per giù gli stessi obiettivi fondamentali dell’altra istituzione: salvaguardia dell’ambiente naturale e valorizzazione delle aree montane. Di fatto, però, poco o niente viene destinato a contrastare gli incendi. Il grosso dei fondi viene speso per costruire strade rurali, per l’arredo urbano, per l’acquisto di ambulanze da destinare ai vari comuni, ecc. E ci vuole un ente apposito per fare questo? Per non dire che una parte notevole del Bilancio annuale serve a mantenere in piedi la struttura, cioè a pagare gli stipendi ai politici e agli impiegati“.

Ed ecco la sua conclusione: “se i soldi ingoiati dal Parco del Gargano – e dall’omonima Comunità Montana ñ in tutti questi anni fossero stati spesi per la ripulitura dei boschi, noi non avremmo avuto neanche un incendio. Più tutela di questa!“.

Francesco Bisceglia
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