Il Dolmen di Mattinata

Un tipo di tomba megalitica preistorica a circa 6 chilometri dall’abitato mattinatese

Un angolo del nostro territorio di notevole interesse storico – archeologico – naturalistico proposto all’attenzione dei mattinatesi distratti e dei visitatori alla ricerca di nuove emozionanti scoperte.

Il dolmen di Mattinata in località Torre Gentile ss. 89 Mattinata – Vieste Km. 140 a circa 6 chilometri dall’abitato mattinatese è un bell’esempio di architettura megalitica, posto proprio a ridosso del ciglio della strada proprio nel punto dove la Valle della Vecchia confluisce nel Vallone di Tar di Lupo.

Questa localizzazione consente di retrodatare di almeno due millenni (al V – III millennio a.C.) l’antropizzazione del territorio mattinatese: infatti il sito più importante fin’ora individuato, oggetto di studio fin dalla seconda metà dell’800, è la necropoli santuario dei Dauni, di età protostorica (VIII – VII sec. a. C.), ubicata su Monte Saraceno. Il dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica a camera singola e, insieme al sito di Stonehenge in Gran Bretagna, costituisce il più noto tra i monumenti megalitici.

La realizzazione dei dolmen viene collocata nell’arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C.In Estremo Oriente l’uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.C. I Dolmen sono costituiti da uno o più lastroni orizzontali (tavole) sorretti da più lastroni verticali (ortòstati). La costruzione era in origine ricoperta, protetta e sostenuta da un tumulo. Molti esempi di questo tipo, o con temi architettonici più evoluti, sono stati ritrovati in Sardegna e in Puglia, mentre in Europa si possono trovare nel Regno Unito, in Irlanda, in Francia, in Germania, in Spagna e in Portogallo.

Il termine dolmen appare nel XVII secolo, nell’ambito della storiografia francese. Sembra che sia stato coniato a partire da due parole bretoni:
–    t(d)aol (forse apparentato con il latino tabula), tavolo;
–    men, pietra.
Nell’attuale stato di degradazione, i dolmen si presentano spesso sotto l’apparenza di semplici tavoli, che per lungo tempo hanno fatto pensare a degli altari pagani. Si tratta invece, come già detto, di camere sepolcrali e di gallerie di tumuli (colline artificiali), la cui parte friabile (la colmata costituita da materiali di riporto) è stata erosa nel corso dei secoli. La loro architettura comporta talvolta un corridoio di accesso che può essere costruito con lastre di pietra o muratura a secco. La camera sepolcrale, di forma variabile (rettangolare, poligonale, ovale, circolare,ecc.) è talvolta preceduta da un’anticamera. In alcuni dolmen l’entrata possiede una porta tagliata in una o più lastre verticali.

La morfologia dei dolmen può variare in funzione delle regioni. I dolmen erano delle sepolture collettive riutilizzabili. Questo spiega perché, in certi dolmen, si sia potuto scoprire resti umani di molte centinaia di individui e di corredi funerari appartenenti di differenti periodi (Neolitico, Eneolitico, Età del Bronzo, del Ferro, o persino periodi più tardi). Un po’ somiglianti alle nostre sepolture gentilizie, i dolmen potevano servire ben più a lungo di quanto si faccia oggi e sicuramente alcune tombe sono state utilizzate per secoli. Il termine sepoltura collettiva non implica necessariamente che si trattasse di una tomba per tutti: vista l’esigua quantità di resti umani rinvenuta in alcuni dolmen di grossa mole – veri e propri monumenti di prestigio – ci si può chiedere se alcuni di essi non fossero riservati a un gruppo privilegiato della comunità.

Quanto al tumulo, esso non aveva solo la funzione di proteggere la camera funeraria ma senza dubbio anche quella di segnalare, forse addirittura di ostentare la sua maestosità: un grande tumulo rivestito e pareggiato, imponeva la sua massa al visitatore e doveva ispirare rispetto per il luogo e conferire sicuro prestigio alla comunità che lo aveva eretto. D’altro canto occorre notare che molti ritrovamenti archeologici al loro interno (offerte, altari, gallerie, ecc.) fanno pensare che tali monumenti potessero avere una destinazione e una funzione religiosa. Queste testimonianze dimostrano come già in epoca primitiva si andasse sviluppando non solo la pratica della sepoltura (che risale addirittura all’epoca neanderthaliana), ma anche quella del riconoscimento del luogo dei morti come uno spazio sacro, ossia un luogo nel quale si stabiliva una particolare vicinanza con il divino.

Anche quando l’epoca di costruzione dei megaliti in Europa era già trascorsa, sembra che essi siano stati riutilizzati dai Celti a fini religiosi. Nel mondo sono stati recensiti circa cinquantamila dolmen. Circa ventimila si trovano in Europa, dove essi sono molto frequenti in certe regioni della Francia (circa 4500 disseminati su una sessantina di dipartimenti). I dolmen si ritrovano anche in Irlanda, Galles, soprattutto con i cosiddetti portal dolmens, nelle contee inglesi del Devon e della Cornovaglia, nel Portogallo con gli spettacolari siti dell’Alto Alentejo vicino la città di Evora, nel sud della Spagna con i notevoli siti di Antequera (con i dolmen fra i più importanti al mondo), in Belgio (sito megalitico di Wéris), in Germania del nord, in Scandinavia, in Nordafrica, in India e, in maniera più modesta, in Armenia, Siria, Etiopia e Crimea (Ucraina).

La Corea ospita essa sola circa 30 000 dolmen, di vario tipo, eretti soprattutto nel I millennio a.C. e secondo tecniche che si sono evolute nel tempo. Se ne trovano anche in Giappone, ma di epoca più recente. I dolmen sono invece assenti nel continente americano e australiano. In Italia i dolmen sono presenti soprattutto in Sardegna (ove condividono la loro presenza con altri importanti monumenti megalitici, quali le “domus de janas” e le costruzioni nuragiche) e in Puglia, particolarmente diffusi nelle campagne salentine e nel barese, dove sono concentrati nel territorio di Bisceglie, nei pressi dei crocevia delle antiche vie di comunicazione con i paesi vicini (Trani, Ruvo di Puglia, Terlizzi e Molfetta). Nel territorio di Bisceglie il Dolmen della chianca (noto anche come dolmen di Bisceglie), è il più noto. Il termine chianca si riferisce al lastrone in pietra che fa da copertura. Esso si trova non lontano dal confine con il territorio di Ruvo.

Il Dolmen Frisari, dista in linea d’aria circa 400 m dal precedente. Prende il nome dal proprietario del terreno. Si trova sulla sponda sinistra della “lama dell’Aglio”, presso il confine con gli attuali territori di Molfetta e Ruvo di Puglia, non molto distante dalla torre Navarrino di Molfetta. Il Dolmen di Albarosa si trova sulla direttrice Bisceglie – Corato. Nel territorio di Corato, poi, non lontano dal confine con Bisceglie, si conserva il dolmen dei Paladini. I dolmen sono presenti nel Salento a Giurdignano, dove se ne contano sei, a Minervino di Lecce, a Cocumola, a Giuggianello, a Melendugno, a Maglie, a Corigliano d’Otranto, a Fasano e a Salve.

Antonio Latino
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