I versi-tatuaggio di Antonio Prencipe

La storia di successo di un giovane ”vate” autodidatta. Pubblicati già tanti libri

Il ventiquattrenne mattinatese Antonio Prencipe, con l’ultima sua produzione poetica ­«Ogni tanto divento inchiostro», in vendita presso le librerie Feltrinelli, si impone nel panorama della giovane poesia italiana.
Il bisogno di Antonio Prencipe di dar voce alla sua anima lo avvicina alla scrittura poetica e di anno in anno la sua fantasia sforna nuove raccolte di liriche, che diventano libri oramai usciti dal circuito locale per essere apprezzati da chi non conosce personalmente il poeta mattinatese ma viene impressionato dalla forza della sua produzione artistica.
Il riuscire a entrare in empatia con il dolore che ci circonda trasforma le sue grida dell’anima in liriche sfruggenti. La giovane età e la mancanza di strumenti accademici rendono il suo lavoro ulteriormente interessante e di un grande impatto emotivo, quasi come se il cuore si piegasse, una volta letto un suo verso.
Ciò che appare evidente è la ricerca di sè, attraverso accettazione e rifiuto. Prencipe rende spettatori del suo divenire, trasportati dalla melodia della parola sapientemente usata. «Ogni tanto vivo, ogni tanto muoio, ogni tanto divento inchiostro» sono versi che danno la chiave di lettura di questo giovane, suo malgrado, poeta.
Prencipe fin da piccolo dimostra una grande personalità, forza e determinazione nel voler crescere intellettualmente. Comincia a lavorare all’età di 15 anni ed è proprio nel lavoro che trova la strada ”maestra” della propria crescita economica e intellettiva.
La sua poesia, ai più, potrà sembrare confessionale, ma per chi ben lo conosce, sa che la sua voce ha radici emozionali ed empatiche, influenzate dal suo lungo percorso di vita, emotivo e alle volte un po’ folle, come anche lui ama proclamare. La sua scrittura a volte si può paragonare a un tatuaggio: rimane lì nelle pareti del cuore e non c’è niente, se non un sorriso o una lacrima di cielo, che possa scalfirla.
Scrivere è il suo respiro, il suo bisogno di sentirsi vivo, di emozionare gli altri perchè, guardandolo negli occhi, scopriamo la sua voglia di aiutare, di donarsi al mondo per sentirsi un poò meno niente.

Francesco Bisceglia
La Gazzetta del Mezzogiorno
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