Il gruppo Folkloristico “La Pacchianella” di Monte Sant’Angelo compie 100 anni

Anche il nostro don Matteo Sansone, in anni giovanili, fu tra gli animatori della “Pacchianella”

Pasquina Sansone al Festival di Venezia nel 1949 - Gruppo Folkloristico “La Pacchianella”

Lunedì 1 maggio prossimo la città di Monte Sant’Angelo si appresta a celebrare il centenario di due importanti ricorrenze che, non a caso, coincidono, organizzati con la sapiente regia di Antonio Bisceglia, storico leader del gruppo Folkloristico “La Pacchianella”.

In primo luogo la visita di Sua Altezza Reale Umberto di Savoia, Principe di Napoli, figlio del Re Vittorio Emanuele III, nonché erede al trono d’Italia che il 30 aprile 1923 salì sulla Montagna dell’Angelo in primo luogo per rendere omaggio a San Michele, Principe delle Milizie Celesti, quindi per visitare la città.

Molteplici le manifestazioni di contorno realizzate per l’occasione, tutte coordinate dal Giovanni Tancredi, a quel tempo una istituzione soprattutto per quanto riguarda l’animazione culturale del capoluogo garganico.

E fu proprio nei mesi che precedettero l’evento annunciato che, nel fervore dei preparativi, prese forma quella che poi sarebbe diventata una esperienza duratura e oggi, a ragione, possiamo affermare centenaria.

Stiamo parlando dell’idea, presto concretizzata, di mettere in piedi una accoglienza di tutto rispetto per l’Augusto ospite, che fosse portatrice dei valori e delle usanze della tradizione. Furono tirati fuori dalle cassapanche gli antichi e variopinti costumi maschili e femminili con abbondante oreficeria ostentata, furono musicati canti e balli che abitualmente allietavano le ricorrenze locali e familiari, grazie all’impegno di personaggi che hanno fatto la storia di queste contrade, a partire da Giovanni De Cristofaro, Papagnùle, conosciuto anche come Tatà Giuvanne, i fratelli Giovanni e Matteo Lombardi e tanti altri.

La coreografia dell’evento resta ancora nella memoria collettiva, ma ancora di più meritò la copertina a colori del settimanale a quel tempo più diffuso, ovvero della Domenica del Corriere. Giovanni Tancredi, nella sua abbondante pubblicistica, dedicò all’evento un libretto che ebbe una ampia tiratura.

Mi piace ricordare un gustoso aneddoto di quella indimenticabile giornata che mi fu raccontato, anni addietro, da donna Nennella (Filomena) Falcone, antica amica della mia famiglia e depositaria di tanti ricordi che, nelle mie passeggiate a Monte Sant’Angelo, amava raccontarmi.

Dopo essere risalito dalle viscere della Sacra Spelonca e aver assistito alle esibizioni dei nostri ballerini e cantori, il Principe Umberto fu accompagnato, con al seguito un numeroso corteo di autorità e popolo, attraverso le strade principali. Nell’atrio antistante la Tomba di Rotari e la Chiesa di Santa Maria Maggiore gli fu presentato un vegliardo seduto a una sedia. Quest’uomo conosciuto come “lu vecchje de ‘Ntròne” era un ultracentenario, il più vecchio a quel tempo in Monte Sant’Angelo, il primo che, a memoria d’uomo, si ricordava aver raggiunto e superato il traguardo del secolo, apprezzato soprattutto per la sua saggezza. L’erede sabaudo si chinò su di lui e, timidamente gli chiese: “Nonnino, cosa avete mangiato per conservarvi così bene?”, e il nostro anziano: “Acquaséle, ppéne cùtte, paténe e cepodde”. E ancora: “E cosa ricordate della vostra lunga vita?”, e il nostro per tutta risposta: ”Maistà, la vita jè n’affaccète de fenestre”, lasciando il giovane Principe senza parole”.

Dopo quella memorabile giornata il gruppo folkloristico “La Pacchianella” fu istituzionalizzato e ancora oggi continua a rappresentare, quasi degno ambasciatore nel mondo, tradizioni e costumi di Monte Sant’Angelo e di tutto il Gargano anche alla presenza di potenti della Terra, a partire dal Papa Giovanni Paolo II.

Non sta a me tracciare la storia del gruppo, avendo al suo interno più documentati biografi, ma non posso non ricordare illustri personaggi che hanno contribuito dall’interno, alla sua crescita e alla sua notorietà a livello internazionale: lo Speziale Matteo Sansone e sua figlia Pasquina che nel 1949, per la sua squisita bellezza, primeggiò al Festival del Folklore di Venezia, ma anche i compianti Michele Stuppiello, autore di tante belle canzoni che ancora oggi ascoltiamo nel vasto repertorio, il professor Ernesto Scarabino e l’avvocato Michele Ricucci, a mio modesto parere una delle voci più belle che nel gruppo si sono esibite.    

Antonio Latino
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