Gargano farmacia verde

La Montagna del Sole regno della biodiversità

´I vostri prati ed i vostri pascoli siano le vostre farmacieª. Lo ha detto, qualche secolo fa Paracelso, alias Theophrast Von Hohenheim, noto medico ed alchimista svizzero (nacque vicino Zurigo nel 1493), precursore della medicina moderna (omeopatia) e detentore dei segreti alchimici.

Se fosse vissuto sul Gargano, Paracelso avrebbe avuto di che sbizzarirsi. Perchè la Montagna del Sole, regno della biodiversità (grazie anche alla continua azione di preservazione e tutela del Parco Nazionale del Gargano) quanto a cura delle malattie attraverso l’uso di sostanze e rimedi naturali, offre una casistica varia e sterminata. E non da oggi, ma da secoli.

L’etnobotanica, o più precisamente l’etnofarmacobotanica, sul Gargano è una realtà più che conclamata. Lo dimostra anche uno studio inedito condotto dal dottore in Farmacia Giuseppe Gallifuoco. Uno studio che fa luce sui tanti medicamenti vegetali da sempre utilizzati dalle popolazioni locali, medicamenti che vanno poi a costituire quella che viene comunemente chiamata medicina popolare o, proprio per la presenza quasi totale di piante, fitoterapia popolare. Gli antichi guardavano con altri occhi, rispetto a noi, la natura da cui erano maestosamente circondati. E sapevano apprezzare piante che oggi noi, se non le calpestiamo distrattamente, tutt’al più le liquidiamo con un semplice ed incurante sguardo. Eppure i pascoli e i prati del Gargano sono considerate vere e proprie farmacie a cielo aperto dagli esperti. Va da sè che la necessità spesso aguzza l’ingegno dell’uomo, ma gli antichi al riguardo ci hanno lasciato un vero e proprio tesoro culturale. E nel contempo ci hanno fornito una bella lezione sul come essere in perfetta sintonia con la natura. Dalla quale traevano giovamento per curare tosse, diarrea, sinusite, malattie degli occhi, patologie cutanee, caduta dei capelli, dolori reumatici, gonfiori da trauma, disturbi all’apparato digerente, febbri, contusioni ect… E, cosa curiosa, ma non troppo, anche per i disturbi che colpivano gli animali.

L’INDAGINE SU USI E CONSUETUDINI GARGANICI.
Effettuare una panoramica sulle abitudini dei garganici, avvezzi a mescolare piante e quant’altro per curarsi, piante magari coltivate nell’orto di casa, dà l’idea di quale fosse o meglio di quale sia lo spessore culturale delle tradizioni di cui stiamo parlando. Gallifuoco ha setacciato i comuni del promontorio alla ricerca di usi e costumi. Un centinaio gli intervistati (età media 75 anni), che hanno abbracciato dieci comuni del Gargano. 1125 le citazioni di piante in cui sono racchiusi gli utilizzi di 62 specie di piante appartenenti a 38 famiglie e riguardanti ben 48 utilizzi terapeutici a scopo umano e 8 a scopo veterinario. Impieghi che possono essere racchiusi in 11 metodi di preparazione.
Ne è venuto fuori un affresco straordinario nel quale risalta l’armonia uomo-ambiente, condizione indispensabile per sviluppare conoscenza e coscienza verde.

LE CURIOSITA’ TERAPEUTICHE.
Molteplici le curiosità. I vecchi farmacisti del Gargano usavano preparare distillati con tiglio e sambuco come diaforetici. Oppure fiori di arancio e menta per eccitanti. O ancora l’acqua di piantaggine e di rose che venivano utilizzate come astringenti e soprattutto nelle malattie degli occhi.
Non si può certo fare a meno di riportare alcune tra le classiche intendendo con ciò piante di vastissimo uso come la Malva sylvestris L. sfruttata per la sua azione emolliente in applicazioni interne ed esterne, la Matricaria chamomilla L. per la sua attività sedativa e antispasmodica, il Laurus nobilis L. per i suoi benefici influssi sull’apparato digerente. Così come conosciuta è l’azione vermifuga dell’Allium sativum L.

GLI INGEGNI SCOVATI DAI CONTADINI PER LA CURA DELLE BESTIE.
La vita di una volta era di di stampo rurale, contadina, scandita dall’alternarsi delle stagioni e non potevano pertanto mancare rimedi ad uso veterinario. Scoperti otto utilizzi terapeutici che hanno interessato nove specie di piante. Fa la parte della superstar il marrubio; adoperato sia per l’uomo che per gli animali poichè impiegato in preparazioni dall’azione suppurativa e vulneraria per muli e cavalli.
Sull’uomo il marrubio viene indicato soprattutto per scopi quali antiemorroidale, antiulcera ed inappetenza. Curioso l’utilizzo della Clematis spp., in quel di Vieste, per curare i sintomi da raffreddamento dell’asino. O ancora a San Giovanni Rotondo dove adoperavano i bulbi della Uriginea maritima (L.) Baker, i quali tagliati venivano lasciati nel ricovero degli animali dopo aver chiuso eventuali finestre, allo scopo di combattere i parassiti presenti. O ancora il decotto di radici di Asfodelus spp. somministrato alla pecora dopo il parto.

I DETTI POPOLARI SULLE PIANTE.
L’impiego delle piante è stato sovente accompagnato, a sottolinearne le proprietà, da detti simpatici, tramandati oralmente da generazione in generazione. Alcuni esempi: ´La maruggine ogni male distruggeª oppure ´la ruta ogni male aiutaª.

LE RICETTE VARIANO DA COMUNE A COMUNE.
Il decotto di Sideritis sicula Ucria in qualità di semplice tisana da gustare grazie al sapore gradevole per curare i disturbi a carico dell’apparato digerente è una prerogativa di Carpino. Usato anche a Monte Sant’Angelo e alla Frazione San Salvatore in quel di Manfredonia.
Diffuso dappertutto l’oleoresina del Pinus halepensis Miller, da cui per distillazione si estrae la trementina, la quale era utilizzata per la sua azione balsamica e come rimedio vulnerario, retaggio di una conoscenza dovuta ad un antico mestiere praticato sul Gargano che riguardava la raccolta della pece. Antica era anche la raccolta della manna dal Fraxinus ornus L. ad opera dei cosiddetti mannaioli.

LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI GRAZIE ALLA TRANSUMANZA.
Ma come si sono sviluppate e diffuse queste nozioni? Qui si apre un altro fondamentale capitolo. Hanno giocato un ruolo decisivo abbazie e conventi. Grazie ai frati, i quali hanno avuto un peso determinante nel conservare le ricette scrivendole su carta, i segreti sono giunti fino a noi.
Ma soprattutto sono stati gli abitanti, detentori del sapere popolare, a tramandare oralmente usi e consuetudini nel tempo, grazie alla transumanza. Lo scambio di informazioni è avvenuta sostanzialmente così.

´L’insegnamento da trarre sta invece nell’aspetto ambientale, nell’importanza di accrescere la conoscenza del nostro territorio e del suo patrimonio vegetale, con l’obiettivo di aumentare la nostra sensibilità nei confronti della splendida e miracolosa natura che Dio ci ha donatoª ha dichiarato il Presidente del Parco Nazionale del Gargano Giandiego Gatta.
Una avvertenza va però formulata: la divulgazione di queste competenze è una operazione prettamente culturale. Non vuole nel modo più assoluto incentivare la raccolta spregiudicata di piante spontanee, così come è necessario ricordare che l’automedicazione può essere pericolosa e perciò sconsigliata.

Francesco Trotta
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