Quel farmacista che diventò archeologo

La storia del “nuovo” museo nazionale “Matteo Sansone”

Il dott. Matteo Sansone

Al centro di una bella storia con un lieto fine c’è il farmacista di Mattinata, Matteo Sansone, l’archeologo per passione che, dopo trent’anni dalla sua scomparsa, vede realizzare il suo sogno: il museo nazionale, in cui collocare la collezione vincolata, dichiarata di eccezionale interesse artistico, storico e archeologico che consta di 2533 reperti archeologici.

Instancabile e determinato, lo speziale Sansone, nell’immediato secondo dopoguerra, intuì che la ricerca archeologica a Monte Sacro e alla necropoli dauna di Monte Saraceno, nel Gargano, avrebbe potuto restituire la memoria alla popolazione garganica.

La sua passione veniva appagata dallo spessore scientifico della ricerca, giacché, tra gli altri, gli antropologi Cleto Corrain dell’università di Padova e Ferrante Rittatore Von Willer dell’università di Milano, e il professor Silvio Ferri dell’università di Pisa, attratti da questo singolare farmacista , hanno dato un significativo impulso alla conoscenza del territorio. E così, man mano che gli scavi proseguivano, parte della farmacia diventava il luogo delle meraviglie e dello stupore in cerca di nuovi spazi.

Il museo nazionale Matteo Sansone, dunque, resta un felice epilogo al quale i figli, i compianti Pasquina e don Carlo, Peppino e Maria hanno tenacemente perseguito per ottemperare a una precisa volontà del genitore, donando, per atto pubblico, allo Stato italiano reperti archeologici, etnografici, storici e folkloristici di Mattinata e Monte Sant’Angelo.

Un gesto di amore nei confronti del padre che ha incontrato la sensibilità istituzionale di Massimo Osanna, direttore Generale Musei, di Luca Mercuri, coordinatore generale del progetto, e dell’architetto Anita Guarnieri, Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Foggia, e del comune di Mattinata per l’istituzione del museo nazionale.

In un’epoca in cui l’uomo avverte il bisogno di celebrare il “bello” per ritrovare le proprie radici, la collezione Sansone fornisce un punto di approdo perché, come diceva Einstein, «chi non riesce più a fermarsi e a considerare la realtà con meraviglia e venerazione è come morto».

Non è mancato nello sguardo attento dello speziale, la ricerca della storia del Gargano nelle tante tracce archeologiche ritrovate, setacciando ogni epoca, a partire dall’era precristiana, per illustrare la fede della gente, prevalentemente a vocazione agricola. Si presentava con il camice bianco, accompagnato dalla musica lirica, per suggerire la somministrazione di un farmaco, ma anche per trasmettere conoscenze inedite sul passato di un territorio ancora poco esplorato.

Certamente, la fascinazione della farmacia, in cui farmaci e reperti archeologici costituivano una indistinta miscellanea, resterà un ricordo nell’immaginario della popolazione di Mattinata, ma la mostra permanente della collezione è un atto di lungimiranza da parte della famiglia Sansone e del Ministero della cultura.

Michele di Bari
Fonte: L'Osservatore Romano, 22 luglio 2023
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