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- 26 Settembre 2024
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Il prete che, anche nella sua fase crepuscolare, accudito dai suoi nipoti, ha mostrato piena coerenza alla sua vocazione, ispirata al silenzio e alla discrezione
Silenziosamente, dopo aver conseguito la laurea in farmacia, ha accolto la chiamata di Cristo, esercitando il ministero sacerdotale per oltre cinquant’anni, e silenziosamente è asceso al Cielo.
Cosi, può riassumersi la parabola esistenziale di don Carlo Sansone, raffinato teologo, esegeta, esorcista, che, al chiasso delle piazze delle città, ha privilegiato relazioni umane, sane e profonde, con i tanti che si sono affidati alla sua assistenza spirituale.
Malgrado il suo approccio schivo e discreto, la sua testimonianza sacerdotale ha provocato fragore attorno a lui, poiché il suo percorso pastorale, lungi dal seguire una metodologia classica, cercava di scandagliare nuovi paradigmi.
Per don Carlo, la comunità non era una monade indistinta, ma la dedizione alla persona, cui voleva far sperimentare la dolcezza di Cristo.
In tal modo, ha cercato di declinare ogni responsabilità ricoperta.
I suoi incarichi, infatti, di Parroco a Fonterosa o a San Giovanni Rotondo, di responsabile della Fraternità di accoglienza “ Paolo VI “, di docente al seminario regionale di Molfetta, di vicario episcopale per la vita consacrata, di esorcista e di direttore della Caritas sono nel segno di una adesione totale al Vangelo e agli ultimi.
Un sacerdozio che si è abbeverato alla Scritture, alla dottrina, alla gerarchia e all’obbedienza al Vescovo perché faceva proprio, in ogni monento, il postulato teologico “extra Ecclesiam nulla salus“.
E, ne era così consapevole che, anche rispetto a posizioni diverse dalle sue, l’afflato sacerdotale nei confronti del Vescovo e del presbiterio restava immutabile.
Un sacerdote, dunque, generoso e instancabile che riponeva nella preghiera, nella carità e nella speculazione teologica e filosofica gli strumenti per affrontare le sfide del nostro tempo.
Da una parte, la chiara opzione per i poveri e dall’altra parte il fecondo rapporto tra fede e ragione per contrastare la superficialità, l’indifferenza e la banalità che lede la dignità dell’uomo.
Don Carlo si è posto costantemente sul crinale tra il ministero sacerdotale, capace di grandi slanci amorevoli e caritatevoli nei confronti dei tanti bisognosi che ha incontrato, chinandosi sulle loro ferite, e la ragione che sostiene la fede perché “chi agisce contro la ragione agisce contro il progetto di Dio“.
Il prete che, anche nella sua fase crepuscolare, accudito dai suoi nipoti, ha mostrato piena coerenza alla sua vocazione, ispirata al silenzio e alla discrezione.
“Il riposo del prete è il Paradiso“, diceva San Giovanni Bosco, e così, fiduciosi nella Misericordia di Dio, piace ricordare don Carlo, presbitero generoso e infaticabile, che ora è al cospetto del giudizio di Dio.