Le tradizioni di Ognissanti e dei Defunti a Mattinata: un viaggio nelle antiche usanze
- 31 Ottobre 2024
L'àneme i murt! E ndla sacchett che purt?
Un piece teatrale in cui la mitologia greca approda alla cultura romana, rassegnando una umanità che cerca di liberarsi dalle tradizioni e dalle consuetudini
Non l’imperatore romano Nerone, tiranno, paranoico, suicida, così come descritto nei libri di storia, ma una tragicommedia di Sergio Lambiase e Lamberto Lambertini che la compagnia Ethnica, nell’ambito della rassegna teatrale, ha rappresentato nel piccolo teatro comunale, con particolare cura, rigore ed attenzione, riscuotendo un sincero e diffuso successo.
Dunque, Nerone, lontano dallo stereotipo conosciuto, che nella sua Domus di Napoli è ben felice di ospitare la rappresentazione della tragedia MEDEA.
Un piece teatrale in cui la mitologia greca approda alla cultura romana, rassegnando una umanità che cerca di liberarsi dalle tradizioni e dalle consuetudini.
C’è un punto di rottura che Nerone rincorre proprio attingendo alla classicità greca in cui l’uomo osa rompere gli argini di una comunità rinchiusa in se stessa perché ha una diversa concezione del tempo …. “ciclica anziché lineare. È l’ideologia del cerchio, il mito dell’eterno ritorno“.
Si è lontani dal cristianesimo che indica all’uomo nuovi orizzonti attraverso la speranza e ancora distanti dal respiro più ampio che sarà la cifra distintiva dell’ellenismo.
Di tutto ciò, in filigrana, con maestria interpretativa, Matteo Sansone, il protagonista Nerone, si impone sul palcoscenico con la sua consolidata esperienza, provocando il convinto stupore dello spettatore, al pari di tutti gli altri attori: Jessica Zaffarano nell’ interpretazione di Medea, della nutrice Libera Clemente, di Seneca Pasquale Torre e di Agrippina Lina Armiento che riescono con la loro azione a decretare il successo di un esperimento eminentemente culturale, i cui contenuti aprono uno squarcio sulla esistenza di un imperatore così controverso tanto da liberarsi anche della madre Agrippina.
Un palcoscenico che ha retto all’urto della commedia, diventata a sua volta involucro di una tragedia, di cui la regia di Chiara Armiento ha saputo valorizzare.
Emerge quindi una tragicommedia che apparentemente sembra prendersi burla di un imperatore detestato dai contemporanei, ma che, in effetti, gli autori, in modo sottile e convincente, sanno estrarre una storia che accompagna l’uomo in ogni epoca: la tentazione di privilegiare l’egocentrismo rispetto al confronto, al dialogo, alla libertà ed alla giustizia.
D’altronde, Medea che uccide i figli e si potrebbe continuare con Antigone che decide di dare sepoltura del fratello Polinice contro il divieto del re di Tebe Creonte, oltre che con Prometeo che ruba il fuoco agli dei per darlo al genere umano, sfidando le imposizioni delle autorità, sono il simbolo della pura ribellione e la forza propulsiva per uscire fuori dagli schemi ovvero dai recinti rassicuranti precostituiti per andare oltre.
In sintesi, è Nerone che, spinto dalla follia e da comportamenti capricciosi, osa violare anche le leggi naturali e ne resta vittima.