Archita, il filosofo pitagorico matematico morto nelle acque di Mattinata

Morì a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni di guerra nelle acque di fronte alla città di Matinum e lì fu sepolto, come riferisce il poeta Orazio

Archita

Archita (428 – 347 a. C.) fu filosofo pitagorico, politico, stratego, musicista, matematico, scienziato, astronomo, uomo di stato nonché generale. Nacque a Taranto, città della quale fu pritaneo (governatore). Attuò una politica di sviluppo che portò Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia.

Figlio di Mesarco (o di Estieo o di Mnesagora, a seconda delle fonti), nacque a Taranto, città della quale fu “stratego massimo” nella prima metà del IV secolo a.C. proprio nel periodo in cui la città raggiungeva l’apice del suo sviluppo economico, politico e culturale.

Archita condusse una vita austera, improntata a uno stretto autocontrollo nel rispetto delle rigide regole della setta pitagorica, ma non priva di umana socievolezza: racconta Eliano che spesso quello s’intratteneva a scherzare con i figli dei suoi schiavi e con questi stessi non disdegnava di sedere assieme a banchetto.

Abile uomo politico, si tramanda che fosse stato nominato per sette volte stratego della città-stato di Taranto riuscendo ad essere un condottiero sempre vittorioso nelle sue battaglie. Probabilmente fu anche stratego “autocrate” della Lega italiota, ricostituitasi dopo la morte di Dionisio I di Siracusa, e che ebbe come sede Eraclea sotto l’effettivo controllo di Taranto.

Non si sa se, nonostante il divieto della costituzione cittadina, fosse stato nominato consecutivamente; i suoi mandati vengono datati tra il II e il III viaggio (367-361) di Platone, quindi potrebbero essere stati ricoperti anche uno di seguito all’altro.

Attuò una politica di sviluppo che portò Taranto a diventare la metropoli più ricca e importante della Magna Grecia. Con l’edificazione di monumenti, templi e edifici diede nuovo lustro alla città. Potenziò il commercio stringendo relazioni con altri centri, come l’Istria, la Grecia, l’Africa.

Durante il suo governo, si dedicò allo sviluppo dell’economia favorendo l’agricoltura e insegnando egli stesso ai contadini i precetti per migliorare i raccolti. Spesso ricordava loro che Apollo non concesse altro a Falanto che fertili campi e amava ripetere:

«Se vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore rispondere: con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l’ottima agricoltura».

Nel campo legislativo promulgò diverse leggi per favorire una più equa distribuzione delle ricchezze, basandola sui principi dell’armonia matematica.

Si interessò di scienza, musica ed astronomia e studiò matematica con Eudosso di Cnido (406 a.C. – 355 a.C.)

La vastità di queste competenze in Archita si spiega con il fatto che la scuola pitagorica concepiva la matematica, o meglio l’aritmogeometria, fondamento della realtà naturale e l’universo come un cosmo, ordinato cioè secondo principi mistico-matematici dai quali si generava un’armonia musicale poiché la musica stessa si basava su precisi rapporti matematici.

«Credettero che i principi delle matematiche fossero i principi di tutti gli esseri. Ora, i principi delle matematiche sono i numeri. Pensarono quindi che gli elementi dei numeri fossero elementi di tutte le cose, e che tutto quanto il cielo fosse armonia e numero.» (Aristotele, Metafisica, libro alfa, 985b23-986a3)

Non a caso Archita è stato il primo a proporre il raggruppamento delle discipline canoniche (l’aritmetica, la geometria, l’astronomia e la musica nel quadrivium, l’ordinamento che Boezio riprese in epoca medievale).

Infine, la partecipazione alla scuola pitagorica, configurata come una setta mistica, era riservata a spiriti eletti e implicava che gli iniziati che la frequentassero avessero disponibilità di tempo e denaro per trascurare ogni attività remunerativa e che potessero dedicarsi interamente a complessi studi: da qui il carattere aristocratico del potere politico che i pitagorici esercitarono nella Magna Grecia fino a quando non furono sostituiti dai regimi democratici.

Nonostante Archita sia vissuto dopo Socrate, viene considerato un continuatore dei filosofi presocratici, perché appartenne alla Scuola pitagorica e si mantenne aderente al pensiero di Pitagora, tant’è che basò le proprie idee filosofiche, politiche e morali sulla matematica.

Ad Archita sono tradizionalmente attribuiti molti testi spuri, mentre sono sopravvissuti soltanto alcuni frammenti originali, conservati nelle opere di Ateneo e Cicerone e provenienti dai suoi discorsi morali, che delineano un filosofo più originale nel suo pensiero etico rispetto alla dottrina pitagorica e piuttosto influenzato da quella platonica.

Archita conobbe Platone quando, intorno al 388 a.C., il filosofo ateniese soggiornò a Taranto nel suo primo viaggio verso Siracusa, dove ebbe un confronto piuttosto acceso con il tiranno Dionigi I sulla realizzazione di una possibile riforma filosofica del suo governo.

L’amicizia con Archita fu preziosa per Platone quando nel 361 a.C., compiendo questi il suo terzo e ultimo viaggio in Sicilia nel tentativo di realizzare la sua riforma, il nuovo tiranno Dionigi il Giovane lo cacciò dall’Acropoli facendolo vivere nella casa di Archedemo, vicino ai mercenari che mal lo sopportavano. Fu grazie ad Archita, il quale inviò il tarantino pitagorico Lamisco a Siracusa per convincere l’amico Dionigi il giovane a liberare Platone, che il filosofo poté tornare ad Atene.

Archita morì a seguito di un naufragio probabilmente nel corso di operazioni di guerra nelle acque di fronte alla città di Matinum (l’attuale Mattinata) e lì fu sepolto, come riferisce il poeta Orazio:

«… Te maris et terrae numeroque carentis harenae / mensorem cohibent, Archyta, / pulveris exigui prope litus parva Matinum / munera…» (Orazio, Odi, I 28)

Traduzione:
«… Te misuratore del mare e della terra e delle immensurabili arene, coprono, o Archita, pochi pugni di polvere presso il lido Matino…».

La baia di Mattinata, dove Archita morì a seguito di un naufragio
La baia di Mattinata, dove Archita morì a seguito di un naufragio
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