Addio a “Peppin’u bbarre Tòtere”. La sua testimonianza, protrattasi per decenni, è stata percepita come una forza travolgente al pari della sua simpatia

Resta la sua memoria, costellata di immagini, simboli e storie di un vissuto nel segno del bene comune in cui vita e morte si fondono per restituirci un’esistenza che non passerà inosservata

Il Bar Totaro negli anni 90 (foto: Francesco Granatiero) e Carmine Giuseppe Totaro (foto: Marianna Totaro)

Peppin’u bbarre Tòtere. Con questo appellativo veniva chiamato il compianto Peppino: sintesi di un inscindibile legame che univa l’uomo alla sua attività.

Perché non si può non riconoscere la sua testimonianza di uomo, marito, padre e nonno se non congiunto con il bar “Totaro“ dove a diverse generazioni e a uomini e donne di ogni età riservava la medesima accoglienza e disponibilità.

Pioniere della modernità, il bar è stato il luogo del telefono pubblico, del flipper, del juke-box con l’annessa sala che costituivano un senso di innovazione per agguantare i tempi nuovi, soprattutto nel periodo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80.

Una realtà, crocevia di incontri e dialoghi, dentro il quale si registravano le esigenze, le aspirazioni di una comunità, ma anche l’evoluzione del costume dei giovani che si affacciavano alla maggiore età nella consapevolezza che il bar “Totaro“ in quel momento era parte del loro mondo.

Ed il compianto Peppino, sorridente ed affabile, non era soltanto l’attento dispensatore, silente e cortese, del caffè o della bibita, ma l’interlocutore che riusciva a dialogare con chicchessia.

Cosicché, la sua testimonianza, protrattasi per decenni, è stata percepita come una forza travolgente al pari della sua simpatia.

Un uomo dunque destinato ad essere ricordato, poiché la sua anima e la sua azione erano lo specchio di una personalità che ha oltrepassato i confini del suo tipico lavoro, tanto da sperimentare anche l’attività vitivinicola.

Resta la sua memoria, costellata di immagini, simboli e storie di un vissuto nel segno del bene comune in cui vita e morte si fondono per restituirci un’esistenza che non passerà inosservata.

Michele di Bari
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