Addio al Maestro Salvatore Arena

Improvvisamente e inaspettatamente la morte del maestro Salvatore Arena, raffinato artista, cantore con le sue pennellate e i suoi colori dei luminosi paesaggi di Mattinata, provoca dolore.

È vissuto discretamente, testimoniando una esistenza riservata e forse incompresa, lasciando, soprattutto alla comunità mattinatese il compito di interpretare i suoi dipinti e, specialmente, il pensiero che incarnava i suoi personaggi ovvero i tanti scorci ed orizzonti riportati sulla tela.

Non sarà facile perché il compianto Salvatore è stato un artista vero ed autentico, capace di tramettere attraverso la sua pittura oscurità e luce: un impasto artistico che probabilmente ha dominato l’essenza della sua anima; la profezia di un mondo nuovo che cercava di vivere con i suoi gesti, spesso anch’essi poco compresi.

Rilke nelle sue elegie duinesi diceva che “il bello è nient’altro che l’inizio del tremendo“ .

È la bellezza nelle sue forme più diverse che il caro Salvatore ha rappresentato e evocato per far sfociare i suoi sentimenti verso un approdo oltre la superficialità e la banalità.

La bellezza dell’arte, come asseriva il cardinale Ratzinger, “ferisce ma proprio così richiama l’uomo al suo destino ultimo“.

Non si può dunque avere piena consapevolezza della grandezza di un artista, cui la civica amministrazione con un gesto molto apprezzato lo avrebbe riconosciuto mattinatese dell’Anno, se non si scopre il suo orizzonte trascendente.

Un po’ come il taglio della tela di Lucio Fontana che, ad una specifica domanda, diceva che voleva “creare uno spiraglio nell’assoluto“.

La dimensione dell’assoluto, tratto distintivo della sua potenza policroma, consentiva all’artista di rifugiarsi nella sua arte per vivere non la solitudine, ma la compagnia del mondo.

La sua profonda personalità ha segnato un’epoca e ricordarlo sarà sempre caro e bello.