Chiesa parrocchiale Santa Maria della Luce
Un lungo viale alberato, su di una piccola altura che domina la piana, porta alla chiesa parrocchiale consacrata alla Madonna Santissima della Luce
Un lungo viale alberato, su di una piccola altura che domina la piana, porta alla chiesa parrocchiale consacrata alla Madonna Maria Santissima della Luce.
Tutt’oggi si ignora la data precisa della sua fondazione: è certo però che già esisteva nel 1158 sotto il titolo di S. Maria, come chiesa monastica dipendente dall’Abbazia Benedettina della S.S. Trinità di Monte Sacro, e utilizzata come cappella in campagna per i contadini dell’allora borgata.
Nella prima metà del ‘600 la chiesa prendeva nome dalla Madonna della Luce: è probabile che tale titolo lo avesse tratto da qualche episodio che si svolse nel campo mistico-ascetico, la cui eco non è però giunta fino ai nostri giorni; oppure prese il nome dalla collocazione della effigie della Protettrice che porta sulla corona l’iscrizione “Mater Verae Lucis” (Vera Madre della Luce). Con l’occupazione francese forse, all’inizio del 1800, ha ricevuto il nome di S. Maria del Popolo e con questo titolo è stata eletta canonicamente a Parrocchia nel 1842, mentre “comunemente” ha continuato ad essere chiamata S. Maria della Luce. Nel 1950 sono stati riconosciuti alla chiesa i titoli di S. Maria della Luce e Abbazia Mitrata.
La Chiesa nel corso degli anni fu più volte bersaglio dei corsari che la saccheggiarono e la incendiarono; così fu ripetutamente riedificata. L’ultima volta poco prima del 1677, quando un munificente cittadino di nobile stirpe montanara, Scipione Giordani, si offrì di ricostruirla a sua cura e spese. In seguito la Chiesa, però, venne danneggiata ancora dal succedersi di violenti terremoti.
Nel tempo ha subito ampiamenti e restauri sicchè si mescolano, non sempre in armonia, composizioni e stili diversi. Al 1908 risale la costruzione della facciata lavorata con pietra tufacea, caratterizzata dall’architrave, imitante quello antico di forma triangolare con decorazioni e fregi a dentelli. Sotto l’architrave si legge “Pulcrum reddre templum vota vovere migrantes. Factis non verbis, contribuere simul” (Gli emigranti fecero voto di rendere bello il tempio: contribuirono con i fatti e non con le parole). Ai due lati si notano le due scritte che si completano “AVE MARIA GRATIA PLENA”. Quattro dei piastrini scanalati discendono ai lati del portale, di squisita imitazione classico-antica.
Nell’interno il tempio, opera del 1845, si presenta crociera con la cupola a semicalotta, nei cui peducci sono incastonati i medaglioni ovali di stucco dei quattro evangelisti. Il transetto con l’altare maggiore in pregiati marmi policromi è stato costruito a devozione del popolo in onore della Protettrice, dove troneggia, in alto, la riproduzione fedele dell’immagine autentica, in tela, di ignoto pittore di scuola napoletana del 1600, trafugata poi nel 1670. Il riquadro che accoglie l’immagine riproduce la facciata. Nell’ultimo intervento (1990), con la costruzione ed il completamento delle due navate laterali, la chiesa ha assunto un più ampio respiro pur mantenendo inalterata la struttura realizzata dopo i terremoti del 1893. Anche l’aria presbiterale ha subito modifiche: l’altare centrale che custodisce le reliquie dei Santi Martiri d’Otranto, l’ambone e le scale, sono stati posizionati conciliando il rispetto delle norme liturgiche con la necessità di non restringere il campo visivo dell’assemblea.
La balaustra in ghisa, che era nel passato il presbiterio, è stata recuperata per individuare il nuovo battistero, dove si può ammirare un tabernacolo di pietra tufaceo scolpita a mano, costruito con frammenti rinvenuti nella vecchia sacrestia; della stessa pietra sono formati gli antichi baroccheggianti delle navate laterali. Le vetrate istoriane riportano i momenti più significativi della vita della Madonna, mentre la simbologia della S.S. Trinità traspare dall’oblò della parete di fronte all’altare maggiore.
I bassorilievi in pietra presenti nella chiesa sono stati traslocati dal monastero di S. Stefano dell’Asperlonga in Mattinata: l’Eterno Padre, collocato sul frontone della facciata; quello dell’Ascenzione di Nostro Signore collocato sull’ingresso di destra; due profeti collocati sull’arco dell’ingresso di sinistra; una serie di puttini collocati agli altari laterali. Il campanile è opera del restauro del 1950; nelle fabbriche adiacenti, costruite tra il 1970 ed il 1990, si trovano la sala teatro, le aule catechistiche e gi uffici della parrocchia. Alla Campana, benedetta dal cardinale Orsini nel 1677 (Papa Benedetto) in onore di S. Maria della Luce, sono state aggiunte due più grandi: sull’una è scolpito il motto di S. Benedetto “Ora et Labora” con la figura del Santo, per la dipendenza della Chiesa dall’antica abbazia della S.S. Trinità di Monte Sacro; sull’altra l’immagine di S. Antonio con la scritta “Verbum et Caritas”, per la devozione del popolo al Santo di Padova.