Una serata nel nome del vino

Oggi è previsto l’incontro con Angelo Gaja, big mondiale del settore enologico

Oggi alle ore 20.00, presso la Locanda del Carrubo in località “Montelci” è annunciata la presenza di un big mondiale del vino, Angelo Gaja 75 anni, nome e volto storico del settore si materializza nel noto locale mattinatese ubicato sulla strada provinciale “53” al chilometro 4 per una serata di degustazione.

La famiglia Gaja è sinonimo di vino. Si stabilì in Piemonte fin dalla metà del XVII secolo e produce il “nettare degli dei” da ben quattro generazioni. In principio di Giovanni Gaja nel 1859, che fondò la cantina, a Piarbaresco, nelle Langhe. Poi suo figlio Angelo raccolse il testimone e diede vita  alla seconda generazione. Angelo sposò Clotilde Rey, colei che impose in azienda l’attuale filosofia produttiva, orientata verso il vino di alta qualità. La terza generazione è quella di Giovanni Gaja, figlio di Clotilde ed Angelo Gaja, scomparso nel 2002. Angelo Gaja, l’attuale titolare, invece in azienda ci entrò nel 1961 proseguendo nell’opera sulla scia del padre e del nonno.

Si deve a lui la diffusione della conoscenza del Barbaresco sui mercati esteri. Il produttore piemontese si è concesso un lusso non da poco ai tempi di oggi: in una epoca dominata dall’idea imperante del mercato globale ha rinunciato ad avere un proprio sito internet. Ha spiegato che “non essere sul web mi dà un senso di libertà”. Uno dei pochi casi al mondo, indubbiamente. Se lo può permettere dal momento che il suo marchio ed il suo vino sono ormai famosi in tutto il mondo. Basti pensare che il Barbaresco del papà di Angelo era già popolare a Roma nel dopoguerra.

Perché i vini di Gaja sono tanto celebrati?
Perché – è il parere degli esperti – oltre ad essere ottimi, i vini Gaja hanno personalità, anima, che non significa semplicemente produrre eccellenti uve (in un’ottica di qualità che inizia già nella potatura invernale dalla vigna) e poi accostarle magistralmente in bottiglia o mantenute in purezza (come, ad esempio, nel celebre Barbaresco), ma soprattutto sapere rispettare la tradizione senza avere paura di essere al passo con i tempi.

A ogni modo, Gaja è oggi un vero mito del mondo del vino, considerato anche che il suo Barbaresco 1985 è stato definito da Wine Spectator “the finest wine ever made in Italy”, che lo stesso “magazine” americano gli ha attribuito nel 1997 il “distinguished Service Award” (quindi l’ingresso nella hall of fame), che l’anno dopo gli inglese di decanter l’hanno eletto “man of the Year.”

Fonte: Francesco Trotta
Gazzetta del Mezzogiorno
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