Comunicato politico del consigliere Giuseppe Aulisa

Riceviamo e pubblichiamo integralmente nota stampa

L’approssimarsi della stagione estiva mi impone, in qualità di consigliere comunale, di svolgere delle considerazioni e di offrire delle proposte valevoli a tracciare una rotta che consenta, o almeno tenti di consentire alla nostra economia locale di venir fuori dalla pericolosa fase di bonaccia che attualmente attraversa. Una fase cui, a mio avviso, non fa eccezione la dimensione turistica e le connesse politiche a supporto del settore.
Nel definire l’impianto propositivo un ruolo fondamentale l’ha avuto il proficuo confronto con diversi operatori turistici, di cui ho condiviso gli spunti di riflessione, le indicazioni e le doglianze. Le indicazioni che sono emerse risentono, come è ovvio che sia, anche delle mie idee sul tema. Idee che, data la mia natura umana, non hanno, né ambiscono ad avere, alcuna valenza dogmatica ma mi auguro fungano da pretesto per correggere la rotta.
1.    Rivedere le modalità di spesa della tassa di soggiorno. Le risorse rivenienti dall’imposta di soggiorno vanno destinate a favore di interventi strutturali, di misure con un orizzonte temporale medio – lungo, di azioni qualificate a reale sostegno del comparto turistico negli ambiti della riqualificazione urbana ed extra – urbana, della sentieristica, della promozione del territorio attraverso un portale interamente dedicato, della formazione attraverso corsi di lingue a favore del personale del settore (è indispensabile per un sistema che ambisca ad affermarsi su mercati che vadano oltre quello domestico una conoscenza diffusa di una o più lingue straniere), etc. Ad oggi invece si sono preferiti e si continuano a preferire interventi di piccolo cabotaggio. Se ci trovassimo a redigere il bilancio di una società in luogo di quello pubblico, dovremmo classificarli tra le spese di rappresentanza. In un impeto di generosità si sarebbe tentati di qualificarli come spese di manutenzione. Ma si tratta pur sempre di una mano di vernice, destinata a cedere al primo accenno di intemperie. Occorre investire sulle fondamenta e sul tetto. Qui ci si ostina ad acquistare suppellettili.
2.    Coinvolgimento degli operatori turistici nella determinazione delle modalità di spesa della tassa di soggiorno. Per come è strutturata l’imposta di soggiorno, essa individua una sorta di bilancio interno al bilancio comunale. Questo perché le risorse acquisite vanno dedicate, ex lege, ad integrale ed esclusivo sostegno del comparto turistico. Non coinvolgere i soggetti incisi dal prelievo del tributo nella definizione di politiche settoriali è un grave atto di miopia amministrativa. Chi meglio di quanti operano quotidianamente e si scontrano con le difficoltà di un comparto che non sfugge alla sfibrante morsa della crisi può fornire utili indicazioni sulle misure da finanziare con la tassa di soggiorno. Tanto più che, dati i contorni drammatici della crisi, questi ultimi sono impegnati in una sacrificante politica di contenimento dei prezzi che non consente loro di traslare a valle sugli ospiti delle strutture la misura della tassa, con evidente ricaduta negativa in termini di redditività.
3.    Definizione di una efficace attività di programmazione. Governare vuol dire programmare. In assenza di pianificazione e, peggio ancora, di programmazione (più a breve termine) un Ente Locale può essere paradossalmente portato avanti anche dai soli responsabili di settore, con interventi confinati nel ristretto perimetro dell’ordinaria amministrazione. Capisco le difficoltà che presiedono alla definizione del bilancio previsionale, per il quale si attende che il Governo nazionale chiarisca gli ambiti operativi e le modalità applicative della c.d. “service tax”, ma l’assenza di una visione d’insieme che presieda all’investimento della tassa di soggiorno, unita alla farraginosità dell’attività di programmazione, non ha scusanti. La solerzia con cui si richiede agli operatori la corresponsione mensile dell’imposta di soggiorno deve trovare una sollecitudine quanto meno analoga dell’amministrazione nello strutturare una efficace attività di programmazione, un attimo dopo aver avuto contezza delle risorse introitate.
4.    Applicazione del principio del beneficio. In quanto applicazione in chiave locale del federalismo fiscale, la tassa di soggiorno dovrebbe recuperarne i criteri ed i principi fondanti. Tra di essi il principio del beneficio che tiene avvinti in un rapporto di stretta correlazione le risorse prelevate dal tributo e i servizi erogati a favore di chi ne è effettivamente inciso. Nel calderone delle misure finanziate dalla tassa di soggiorno, molte non hanno alcun collegamento con gli interessi dei proprietari di strutture ricettive e sfuggono colpevolmente alle predette dinamiche e principi.
5.    Utilizzare la fiscalità di vantaggio per promuovere interventi di riqualificazione del tessuto urbano ed economico. Il progressivo assottigliamento delle risorse gestite dal comparto pubblico ha imposto agli Enti Locali di passare da una logica di internalizzazione ad una logica di outsourcing. Ciò si traduce nella necessità di far leva sugli istituti umani, variamente organizzati, per realizzare le finalità proprie del settore pubblico. Tempo addietro proposi di revisionare i regolamenti che disciplinano i tributi espressione  dell’autonomia impositiva comunale (Imu, Tarsu) in modo tale che prevedessero degli sgravi fiscali a favore di privati cittadini e imprese che promuovono interventi di riqualificazione. La mia proposta non ha avuto seguito.
6.    Individuazione di una figura all’interno dell’amministrazione cui affidare la delega al turismo. Compito del sindaco è quello presiedere alle complesse dinamiche dell’Ente comunale. Non è pensabile che un ruolo operativo, qual è quello che si chiede ad un assessore al turismo, che dovrebbe avere un contatto “quotidiano” con le strutture e gli operatori, venga ancora svolto da chi dovrebbe avere funzioni di coordinamento e pianificazione strategica. Gli imprenditori hanno bisogno di una figura assessorile e, più in generale, di un’amministrazione che li affianchi e li supporti fattivamente. A scanso di equivoci non sto avanzando alcuna candidatura spontanea a ricoprire la predetta posizione.
7.    Implementazione di un organismo a partecipazione pubblica e privata. A mio avviso è necessario, qualsiasi forma giuridica si intenda conferirgli, strutturare un organismo deputato a discutere e implementare serie ed efficaci politiche a sostegno dell’economia turistica. Un organismo di cui definire in anticipo ed in maniera trasparente le regole di ingaggio, che consenta una partecipazione ampia, purchè rappresentativa, che viaggi, anche per il futuro, slegato da amicizie e condizionamenti politici, che abbia ambizioni e orizzonti temporali medio – lunghi.
8.    Ispirare la stesura del PUG a logiche partecipative. Il PUG, dato l’orizzonte temporale dello strumento, considerata la sua importanza nel delineare le direttrici dello sviluppo economico di un contesto territoriale e viste le evidenti ricadute sulle prospettive turistiche di una comunità, andrebbe affrontato con uno spirito di maggiore condivisione con i tecnici, con le categorie produttive (artigiani, commercianti ed imprenditori a vario titolo) e con l’intera cittadinanza rispetto a quanto fatto sinora. Promuovere conferenze con mera finalità di rendicontazione non risponde a questo obiettivo. D’altronde questo progressivo chiudersi in sé stessi non giova alle esigenze di trasparenza cui l’azione di un Ente comunale deve imprescindibilmente ispirarsi.

Concludo con una piccola chiosa relativa alla querelle “zona pedonale”. Anche in questo caso si è sollevato un inutile polverone. I proprietari di locali e strutture siti sul corso principale non hanno mosso alcuna aprioristica avversione contro la proposta di istituzione della zona pedonale. Tutt’altro. Hanno semplicemente chiesto un supplemento di analisi “tecnica” che chiarisse le modalità alternative di deflusso del traffico. Tutto qui.
Ad un’amministrazione comunale si richiede di governare i processi e le dinamiche sociali, di creare spazi di condivisione, di far leva sugli individui e sulle organizzazioni umane per migliorare una comunità, di ispirare un concetto nuovo di socialità. Esacerbare gli animi non rientra nei compiti istituzionali di un ente pubblico. D’altronde ad oggi questo paese ha bisogno di tutto fuorché di sterili ed improduttive contrapposizioni che contribuiscono a tenerlo avvinto nel suo cronico anacronismo. Questa passione per lo scontro con chiunque manifesti opinioni in disaccordo sfugge alla mia comprensione. Probabilmente è colpa della mia natura umana, cui facevo cenno in premessa, che non mi aiuta a comprendere misteri che albergano al di fuori delle normali facoltà intellettive.

Consigliere comunale Giuseppe Aulisa
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